
Storia dei Carabinieri
By Flavio Carbone
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Storia dei CarabinieriMay 31, 2023

Extra 11. 3 anni di podcasting
3 anni di podcasting
Care amiche, cari amici,
questa volta non parliamo di Carabinieri coraggiosi o di storia dell’Istituzione. No, questa volta tocca parlare di un tema completamente diverso: parliamo dei 3 anni di Storia dei Carabinieri, parliamo del podcast.
Ogni anniversario rappresenta un momento propizio per fare una piccola pausa e qualche riflessione.
C’è sempre un po’ di introspezione e qui voglio condividere alcune idee; una prima considerazione che voglio condividere con voi è il pensiero che mi ha fatto iniziare questo progetto oramai qualche tempo fa: il desiderio di raccontare una storia sconosciuta, fatta di uomini (e più recentemente donne). Questi uomini hanno percorso nell’uniforme da Carabiniere tutta la storia nazionale a partire da quella Restaurazione avviata con la fine della stella radiosa di Napoleone. Si tratta in buona sostanza di una storia che si racconta molto poco, anche all’interno dell’Arma dei Carabinieri, e che questo tentativo vuole o pretende di poterla diffondere, far crescere, scoprendo i tanti lati meno noti di quelle vicende che videro i Carabinieri protagonisti.
Dunque nel celebrare i tre anni di vita del progetto, che però ha radici molto più lontane, ho chiesto a qualche ascoltatore del podcast di lasciarmi un pensiero, una riflessione, un vocale (cioè un messaggio vocale).
Inizierei da un ragazzo che si è molto entusiasmato di fronte alla mia richiesta: Giuseppe, un aspirante Carabiniere che si è imbattuto nel podcast su Instagram. Giuseppe ha fatto anche una piccola recensione e lo ascoltiamo dalla bella voce giovane, Giuseppe in bocca al lupo per il tuo futuro! (Viva il lupo).
Vedete, dedicarsi ad un podcast non è cosa facile e porta via del tempo: deve essere una passione ed un piacere. Ci sono tanti bravi e volenterosi che iniziano un progetto ma dopo alcuni episodi buttano giù tutto. Il tempo è galantuomo ci ricorda addirittura Voltaire quando vuole sottolineare che il tempo riesce a restituire ciò che è dovuto a tutti, meriti e demeriti, ovviamente. E proprio pochi giorni fa, ho letto un post su Instagram di una podcaster, una di quelle brave sapete, La Fizza. Abbiamo storie e passioni diverse ma il magico potere del podcast riesce a far divertire tutti noi (ci siamo fatti una chiacchierata insieme nel suo podcast “Sorriso Sospeso”, la trovate pubblicata il 28 aprile come puntata extra il Carabiniere podcaster). Insomma, La Fizza si domandava “vale la pena?”. Tanti follone le hanno risposto. Anche io (stavolta al singolare), come Storia dei Carabinieri mi sono avventurato con una piccola riflessione: “Vale sempre la pena!!! Il confronto con le interviste è molto stimolante, gli episodi normali aiutano tante persone… anche se non ne hai la percezione … la restituzione con un grazie, UN SOLO GRAZIE, non ha prezzo! Ci sono tante parole belle che ho sentito nei vocali di chi ha partecipato a questa piccola festa dei 3 anni. Forse un passo tra tutti è quello di Emanuele che ringrazio tanto per la sua riflessione, quando parla di comunità, fatta di persone, di donne e uomini, giovani e meno giovani, incuriositi ma forse anche appassionati da questo piccolo progetto.
Grazie a Giuseppe, ad Alessandro Maria ed Emiliano, a Matteo, a Biagio, a Maria Gabriella, a Letizia e ad Emanuele per aver donato la voce per comporre questo episodio. Grazie a tutti i podcaster e gli amici che ho incontrato in questo bel viaggio di saperi, grazie a voi che ascoltate questo podcast e che lo aiutate a crescere condividendo con i vostri amici i nostri episodi.
La prossima volta tocca a voi, sappiatelo. Vogliamo ascoltare anche le vostre voci.
Buon ascolto!

Episodio 63. L'erosione del controllo del territorio. L'OVRA, la MVSN e gli altri
In questo episodio 63 cerchiamo di capire e spiegare il ruolo dei Carabinieri nel controllo del territorio durante gli anni trenta e dopo l’importante fase di consolidamento del regime fascista.
Il ruolo dell'Arma dei Carabinieri Reali fu limitato al controllo delle zone rurali, con funzioni di pubblica sicurezza e di polizia giudiziaria, e ancora con l'impiego in ordine pubblico dove però la situazione rimaneva piuttosto tranquilla tenuto conto dell'apparato di regime che la contornava.
Le attività di polizia politica rimasero nelle mani dell'OVRA e da chi ebbe un ruolo nella gestione della pubblica sicurezza tout court e quindi principalmente Arturo Bocchini, il capo della polizia dal 1926 al 1940, mentre parzialmente vi fu un ruolo degli Uffici Politici Investigativi della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale.
Durante il periodo 1933 - 1935, ad esempio, presso l'Ispettorato Speciale di Pubblica Sicurezza per la Sicilia, un tenente colonnello dei Carabinieri Reali, Filippo Caruso, fu encomiato per ben tre volte con queste motivazioni:
- “Intervenuto quale elemento coordinatore, in indagini di natura molto elaborata e complessa, assicurò ad esse mediante la sua efficace collaborazione lo sviluppo necessario per conseguire brillante risultato concretatosi con la denunzia di bene 115 persone associate per delinquere singolarmente responsabili di vari delitti contro la persona ed il patrimonio”. Salemi – Vita (Trapani), ottobre 1933 – marzo 1934.
- “Addetto all’ispettorato Generale di pubblica sicurezza per la Sicilia fu prezioso elemento coordinatore in indagini di natura molto elaborata e complessa e superando con intelligente attività e con alto spirito di sacrificio le difficoltà dell’ambiente, assicurò col suo personale impulso brillanti risultati nei molteplici e delicati servizi per la repressione della delinquenza nell’Isola”. Sicilia, settembre 1933 gennaio 1935.
- “Ufficiale superiore presso l’Ispettorato Generale di P.S. per la repressione della delinquenza in Sicilia, coordinò e diresse con singolare perizia l’azione dei dipendenti, riuscendo ad identificare, dopo oltre otto mesi di paziente lavoro d’investigazione, una pericolosa organizzazione di abigeatori che agiva in tre province dell’Isola composta di ben 225 persone, in maggior parte arrestate, addividendo [addivenendo] al sequestro di ingente refurtiva”. Provincia di Agrigento, Trapani, Palermo, maggio 1934 – gennaio 1935.
Filippo Caruso rappresenta uno dei militari più conosciuti tra quelli che si distinsero negli anni successivi durante la difficile occupazione tedesca di Roma dove egli diede vita, con l’appoggio di militari dell’Arma, alla cosiddetta “Banda Caruso” che tanto diede filo da torcere agli occupanti fino alla liberazione della capitale del nostro Paese.
Dalla semplice lettura delle motivazioni, emerge che il ruolo dei militari dell’Arma all’interno dell’Ispettorato fu orientato verso la polizia giudiziaria e verso il controllo del territorio che la propaganda fascista aveva dichiarato libero ma che, invece, continuava a vedere i mafiosi farla da padroni.
Buon ascolto!
Fonti consultate:
Domizia Carafòli – Gustavo Bocchini Padiglione, Il Viceduce. Arturo Bocchini capo della polizia fascista, Milano, Mursia, 2003;
Giovanna Tosatti, La repressione del dissenso politico tra l’età liberale e il fascismo. L’organizzazione della polizia, in Studi Storici, 1997, n.1;
Alberto Aquarone, La milizia volontaria nello stato fascista, in Alberto Aquarone, Maurizio Vernassa, Il regime fascista, Bologna, Il Mulino, 1974;
Alberto Aquarone, L’organizzazione dello Stato totalitario, Torino, Einaudi, 2003;
Vittorio Coco, Polizie speciali. Dal fascismo alla repubblica, Bari, Laterza, 2017.
Credits per l'immagine di Giuseppe Gueli: Bundesarchiv, Bild 101I-567-1503A-04 / Toni Schneiders / CC-BY-SA 3.0

Extra 010. Conferenza di Paolo Caterina I Carabinieri nella guerra di liberazione 1943 - 1945
L'episodio extra 010 è una puntata speciale, come siamo soliti scrivere, extra che raccoglie l'audio della conferenza tenuta dal tenente colonnello Paolo Caterina presso il comune di Sansepolcro il 26 aprile 2023. In particolare, l'ufficiale ha trattato il tema "I Carabinieri nella guerra di liberazione 1943 - 1945".
Rispetto al testo pervenuto al team di Storia dei Carabinieri sono stati espunti i saluti iniziali e finali e si è scelto di presentare ai nostri appassionati ascoltatori del podcast solamente l'intervento del docente di Storia dell'Arma alla Scuola Ufficiali Carabinieri.
In questo senso, si tratta di un'oretta di conversazione che l'ufficiale adopera per presentare le tante storie poco note o addirittura sconosciute al grande pubblico di alcuni dei tanti militari dell'Arma dei Carabinieri che combatterono per la Liberazione dell'Italia.
Si ringrazia il tenente colonnello Paolo Caterina per aver supportato la nostra iniziativa!
Trovate tutti gli episodi ordinari, quelli extra e tanto altro sulle principali piattaforme di distribuzione degli show. A voi la scelta. Dal nostro punto di vista vorremmo suggerire chi ci ascolta e possiede un Iphone di di ascoltare e valutare gli episodi su Apple Podcast.
Siamo presenti su parecchie piattaforme, ma vi chiediamo di premiare il podcast con le vostre valutazioni su Apple Podcast.
Niente di più facile. Nel vostro Iphone esiste una applicazione che si chiama Apple Podcast. Una volta aperta cercate storia dei Carabinieri. A quel punto, prima mettete un bel follow e poi continuate pure ad ascoltarci ma soprattutto scrollate giù per arrivare a “ratings & reviews” dove potete valutare lo show (cinque stelline ci farebbero molto piacere) e lasciare qualche commento sul nostro lavoro che è molto importante per noi.
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Grazie!

Episodio 62. La guerra civile spagnola e i Carabinieri
In questo episodio cerchiamo di capire e spiegare il ruolo dei Carabinieri nella guerra civile spagnola che i documenti ufficiali italiani del regime fascista che appoggiava Franco chiamavano più semplicemente Oltre Mare Spagna.
Va subito ricordato un passo di Rochat e Massobrio: “A partire dal 1936 invece Mussolini e Ciano, forzando la mano all’alleato [Franco] inviarono in Spagna reparti sempre più consistenti di fanteria, pretendendo inoltre che fossero riuniti sotto un comando italiano e sottoposti solo allo stesso Franco e non ai suoi generali. I rapporti del generale Roatta, capo del Sim e della missione militare italiana in Spagna, lasciavano credere che solo la disorganizzazione delle forze franchiste avesse sino a quel momento salvato dal crollo totale le armate della Repubblica democratica, considerata in piena disgregazione”. (p. 256) Naturalmente, il CTV il corpo truppe volontarie italiano si scontrò con la dura e sanguinosa realtà.
Quale fu il ruolo dei Carabinieri?
La partecipazione dei Carabinieri alla guerra civile spagnola fu una necessità evocata soprattutto per il bisogno di gestire i reparti italiani, specialmente nella prima fase della partecipazione fascista alla guerra, quando i problemi e i comportamenti fuori luogo (uso un evidente eufemismo) furono molti.
La sconfitta di Guadalajara costituì la cartina di tornasole sul comportamento reale della propaganda fascista. I comandi e i soldati italiani in questa fase mostrarono le evidenti lacune che ebbero un forte impatto a livello internazionale. In questo senso il ruolo dei Carabinieri fu piuttosto efficace nel momento in cui furono fatti affluire in numero necessario a gestire la quotidianità dei reparti italiani presenti in terra di Spagna.
Con la fine dell’episodio di “Storia dei Carabinieri” proviamo a cambiare piattaforma d’ascolto!
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Volete cercarci altrove? Ottimo, well done! Ci trovate su Facebook (per i più grandi) con una pagina dedicata. In realtà siamo più attivi su Instagram (per chi ha un account, metti un follow). Ci piacerebbe allargare la community su Telegram. Vi va di entrarne a far parte? Siamo presenti sempre con lo stesso nome. Infine, altre due possibilità, su YouTube il canale esiste ma non è molto attivo.
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Grazie!
Fonti consultate:
Giorgio Rochat – Giulio Massobrio, Breve storia dell’esercito italiano dal 1861 al 1943, Torino, Einaudi, 1978
Giorgio Rochat, Le guerre italiane 1935-1943. Dall’impero d’Etiopia alla disfatta, Torino, Einaudi, 2008
Edoardo Mastrolilli, Violenza e guerra civile spagnola: l’intervento dell’Italia fascista, tesi di dottorato discussa presso l’Universitat Autònoma de Barcelona nel 2018.

Episodio 61. La campagna d'Etiopia, l'ultima guerra coloniale
Con questo episodio iniziamo una serie di puntate quasi esclusivamente dedicate alla partecipazione dei Carabinieri alle operazioni belliche (non a quelle cosiddette di pace) condotte al di fuori dei confini metropolitani e coloniali dell’epoca.
Parliamo oggi della campagna d’Etiopia, l’ultima guerra coloniale italiana.
Quale fu il ruolo dei Carabinieri? Solamente Polizia Militare? Ma certamente no! Anche quella; fu attribuito un ruolo di Arma combattente, sia pur su di un fronte secondario che ebbe il suo bel daffare.
Dunque?
Eh! Potete ascoltare qui questo nuovo #episodio e poi magari scoprire gli altri.
Ciao!
Le più importanti fonti consultate:
Giorgio Rochat – Giulio Massobrio, Breve storia dell’esercito italiano dal 1861 al 1943, Torino, Einaudi, 1978
Giorgio Rochat, Le guerre italiane 1935-1943. Dall’impero d’Etiopia alla disfatta, Torino, Einaudi, 2008
https://www.carabinieri.it/arma/curiosita/non-tutti-sanno-che/a/africa-orientale
https://www.treccani.it/enciclopedia/rodolfo-graziani_(Dizionario-Biografico)/

Extra 009. Registrazione della conferenza "Gli ufficiali dei Carabinieri Reali. Reclutamento e formazione tenuta il 2 febbraio 2017.
L'episodio extra 009. prende origine dalla registrazione della conferenza tenutasi presso il Museo Storico dell'Arma dei Carabinieri il 2 febbraio 2017, in cui si è parlato degli ufficiali dei Carabinieri Reali e del loro reclutamento e formazione, prendendo spunto dal volume pubblicato nel 2013 da Flavio Carbone con i tipi di Rubbettino Editore nella collana di Livio Antonielli intitolata Stato, esercito e controllo del territorio.
Presenta e introduce il colonnello Fausto Bassetta; al suo fianco siede l'autore del volume, il tenente colonnello Flavio Carbone, all'epoca in servizio presso l'Ufficio Storico del Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri.
Credits per la musica:
"Grand Dark Waltz Trio Allegro" Kevin MacLeod
(incompetech.com)
Licensed under Creative Commons: By Attribution
4.0 License
http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/

Episodio 60. I Carabinieri nella lotta alle altre forme di criminalità organizzata
Care amiche, cari amici, con questa puntata abbiamo pensato di introdurre alcuni elementi della storia dei Carabinieri orientati verso il servizio di polizia giudiziaria, un servizio che nella storia interna è poco raccontato ma che, a nostro giudizio, merita invece una certa attenzione, facendo emergere aspetti più propriamente riconducibili a quel ruolo che i Carabinieri svolgono da sempre: la polizia preventiva e la polizia giudiziaria.
Dunque il tema dell'episodio è dedicato all'azione di contrasto dei Carabinieri alle altre forme di criminalità organizzata diverse dalla mafia e, ingiustamente, ritenute minori. In questo caso, si parlerà brevemente del fenomeno dei Mazzoni presente tra la Campania e il Lazio, ma anche si darà cenno all'azione di contrasto alla criminalità presente nell'aversano, nel nolano e in quelle zone limitrofe, per dare qualche indicazione relativa ad un'area che è rimasta ancora oggi tristemente famosa per la forte presenza di una criminalità organizzata e comune piuttosto violenta.
Una seconda parte, questa più breve, dell'episodio è invece dedicata alla criminalità rurale dedita all'abigeato nella zona del foggiano e più precisamente nell'area del Gargano. Tale fenomeno, rilevato tra il 1922 e il 1925, fu contrastato con la creazione di alcune squadriglie e qualche posto fisso con l'obiettivo di controllare meglio le zone impervie e quelle di passaggio allo scopo di impedire il furto dei quadrupedi che si era espanso notevolmente in quel periodo. Sembra che anche in quest'area, l'azione dell'Arma fu piuttosto efficace se il fenomeno all'inizio del 1925 si poteva dire ridimensionato, leggendo le parole dello stesso prefetto di Foggia.
Dunque, secondo i dati raccolti nella ricerca che ha dato vita a questa puntata, vogliamo ricordare qualche aspetto: di fronte alla recrudescenza di alcuni fenomeni criminali, si adottarono modalità d’intervento più “robuste” per eliminare rapidamente i problemi. Sembra, secondo le carte che abbiamo consultato, che i risultati ci furono. Effettivamente i fenomeni furono ridotti considerevolmente con un rientro dei singoli episodi criminali in termini fisiologici.
Non va dimenticato però che tali servizi erano condotti spesso in condizioni difficili, con servizi a largo raggio che significava per i Carabinieri uscire per due/tre giorni di perlustrazione nelle campagne o nelle zone collinari a piedi e con il cibo necessario per una breve sosta, con poco riposo, spesso in posti di fortuna. Si trattava sicuramente di un servizio disagevole che comportava anche dei rischi.
Insomma non era cosa facile ma, sembra anche importante ricordare, che tali servizi furono attivati anche in un periodo, sia pur di poco, precedente l’arrivo dei fascisti al governo, sebbene poi furono questi a rivendicarne per se stessi i meriti.
Ecco, abbiamo voluto dare un’idea, qualche considerazione utile per comprendere come fosse il servizio nei Carabinieri nella metà degli anni Venti in zone apparentemente tranquilli o se si vuole meno famose della Sicilia del prefetto Mori ma non per questo meno pericolose.
Dunque siamo arrivati alla fine. Se non siete ancora iscritti alla nostra newsletter, fatelo subito per ricevere tante info sui progetti avviati, su quelli conclusi e su quello che ci piacerebbe ancora fare.
Nel frattempo, vi chiediamo di premiare il podcast con le stelline su #Spotify. In questo caso, è sufficiente andare sulla pagina del podcast e cliccare sulle stelline, valutando lo show. Non siate timidi!
Grazie e a presto!

Extra 008. Registrazione della tavola rotonda collegata alla mostra La Musica e l'Arma 26 gennaio 2017
L'episodio extra 008. è costituito dalla registrazione della tavola rotonda tenutasi presso il Museo Storico dell'Arma dei Carabinieri il 26 gennaio 2017, dedicata all'omonima mostra che il Museo ha ospitato dal dicembre 2016 alla fine di gennaio 2017, celebrando il primo centenario della tournée che la banda della legione Allievi Carabinieri Reali tenne nel 1916 a Parigi, durante il primo conflitto mondiale.
Dopo la breve introduzione del Capo Ufficio Storico del Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri e Direttore del Museo Storico, colonnello Alessandro Della Nebbia, prendono la parola nell'ordine il tenente colonnello Flavio Carbone, capo sezione Documentazione dell'Ufficio, la tenente Laura Secchi, Vice Direttore del Museo Storico, il Generale B. (r) Vincenzo Pezzolet, storico di fama e profondo conoscitore della storia dell'Arma, il maestro direttore della Banda dell'Arma, Massimo Martinelli, colonnello dei Carabinieri, il maestro Vincenzo Borgia, già direttore della Banda dell'Arma, il generale di corpo d'armata Medaglia d'Oro al Valor Militare Rosario Aiosa.
Al termine della registrazione è possibile ascoltare la registrazione della marcia composta dal maestro Vincenzo Borgia, intitolata Squilli per un eroe, dedicata al Generale di Corpo d’Armata, Medaglia d’Oro al Valor Militare Rosario Aiosa.
Scriveteci un messaggio diretto #linkinbio; vi è piaciuto? Avete suggerimenti? vi aspettiamo!

Episodio 59. La lotta alla mafia, il prefetto Mori e la realtà siciliana
Con questo episodio, il numero 59 della serie ordinaria, tocchiamo un aspetto che la scorsa stagione non è stato che minimamente toccato, ovvero il contrasto al fenomeno mafioso nella Sicilia del prefetto Mori. Ma questa volta con l’occhio sul lavoro dei Carabinieri.
Per supportare adeguatamente l'azione del prefetto, nel 1925 a Palermo, fu ricostituito in tutta fretta il battaglione mobile denominato “Provvisorio per la repressione del Malandrinaggio in Sicilia”. Ne fu il comandante il maggiore dei Carabinieri Giuseppe Artale, a cui è stato dedicato qualche cenno nel Calendario Storico dell'Arma dei Carabinieri per il 2013. Messinese di nascita, carabiniere nel 1897, dal 1909 con il grado di maresciallo d’alloggio aveva prestato servizio nella legione di Palermo. Comandante di tenenza di Tripoli nel 1911, fu istruttore nella locale scuola Allievi Zaptié, per diventarne poi comandante. Operò sul fronte ma fu poi inviato in Dalmazia. Nel 1923 l’ufficiale era alla legione Allievi Carabinieri di Roma e, nel marzo 1925, promosso maggiore, assunse il nuovo incarico a Palermo che resse sino al 1929.
Il battaglione mobile di Palermo svolse un ruolo estremamente importante ancorché poco conosciuto. In tale periodo, dunque, l’azione del Battaglione di Palermo, uno dei pochi rimasti in vita con l’ascesa del fascismo fu particolare e interessante. Il reparto operò a lungo in tutta l’area di competenza del prefetto e non si limitò a svolgere “semplici” attività di rastrellamento o di controllo delle zone rurali, ma si adoperò per attività investigative più sofisticate.
Il battaglione e l’organizzazione territoriale rappresentavano elementi di eccellenza e soprattutto tra i membri del battaglione vi furono numerosi riconoscimenti per l’opera di carattere investigativo. Sebbene il reparto potesse apparire come un’unità militare, in realtà, si doveva guardare a tale organismo come un’organizzazione mista metà militare e metà investigativa, una soluzione di compromesso che mise in evidenza capacità professionali notevoli.
La messa a riposo di Mori e la fine dell'esperienza per volontà del fascismo e di Mussolini furono di facciata. Nonostante le dichiarazioni del fascismo, tuttavia, non si poté considerare chiusa l’azione di contrasto alle associazioni mafiose che continuò senza dare voce all'attività condotta dalle Forze dell'Ordine.
Vi aspettiamo presto alla prossima puntata!

Intervista 006. Adriana Migliucci sul libro Schegge di Memoria. Scaglie di Luce
L'episodio delle interviste 006 racconta il dialogo con Adriana Migliucci sul progetto realizzato con la zia Mariella dedicato al nonno Mario Migliucci e al suo internamento in Germania come conseguenza della cattura dei Carabinieri il 7 ottobre 1943 a Roma.
Questo episodio è stato realizzato alla Casa del Podcast che si trova dentro Technotown. Ringrazio L'Associazione Italiana Podcasting che mi ha consentito di fare questa nuova esperienza con il pubblico.
Grazie anche a Fabio Barbati per le foto meravigliose.
Credits per la musica The Descent di Kevin MacLeod (CC BY 4.0)

Episodio 58. Il servizio di controspionaggio e i Carabinieri
Care amiche, cari amici, bentornati in Storia dei Carabinieri, il podcast ci siamo ripartiamo e diamo vita alla quarta stagione!
Con l’episodio 58 si avvia ufficialmente la quarta stagione del podcast avviato nell’oramai lontano maggio 2020. Siamo quasi a 3 anni di registrazioni, di pubblicazioni e di impegno.
Abbiamo terminato la stagione precedente con un ultimo episodio (57) alla “federazione del Carabiniere Reale”.
Dunque una quarta stagione che inizia all’insegna dell’intelligence e dei Carabinieri in servizio nel SIM!
Bisogna ricordare che i Carabinieri hanno sempre avuto un ruolo importante nel servizio di Intelligence. Non lo diciamo noi, ce lo ricorda molte volte l’opera avviata oramai tanti anni fa di Maria Gabriella Pasqualini.
Una delle figure più importanti per il servizio di intelligence tra la metà degli anni Venti e la seconda Guerra Mondiale è il tenente colonnello Manfredi Talamo, poi martire delle Fosse Ardeatine e Medaglia d'Oro al Valor Militare.
L'organizzazione del SIM tra il 1935 e il 1940 fu piuttosto stabile e prevedeva un servizio strutturato su di un ente centrale che svolgeva le funzioni di comando e di controllo sui reparti dipendenti. Tra questi reparti vi erano i centri controspionaggio (Centri CS) composti dai militari dell'Arma dei Carabinieri Reali. Talamo fu capo del Centro CS di Roma e riuscì a penetrare numerose legazioni di vari Paesi.
Catturato dai tedeschi dopo la proclamazione dell'armistizio dell'8 settembre 1943, fu torturato e quindi ucciso alle Fosse Ardeatine. Morì a 49 anni un ufficiale dell’Arma dei Carabinieri Reali, morì un marito e un padre di ben quattro figli, lasciando la famiglia priva del principale sostentamento in uno dei momenti più bui della storia del nostro Paese.
Fonti: Maria Gabriella Pasqualini, Giampiero Rugarli, L’arma e l’Intelligence, Roma 2014, Agenzia Informazioni e Sicurezza Interna; Maria Gabriella Pasqualini, Carte segrete dell’intelligence italiana 1919-1939, Roma, 2007, tipografia del R.U.D.; Mimmo Franzinelli, Guerra di Spie. I servizi segreti fascisti, nazisti e alleati 1939-1943, Milano 2004, Mondadori.
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Rec002. Podrecensione del libro Schegge di Memoria. Scaglie di Luce a cura di Mirella Migliucci
Oggi parleremo del libro curato da Mirella Migliucci intitolato Schegge di buio - Scaglie di luce, Roma, stampato in proprio, 2010, 127 pp.
Mirella, o meglio Maria Antonietta Migliucci è una delle figlie di Mario, sottufficiale dei Carabinieri catturato a Roma il 7 ottobre 1943 e deportato in Germania e di Concettina (Immacolata Panico), che ha deciso di presentare “una storia autentica: un documento che solo io posso rendere noto”, riferendosi all’esperienza del padre, all’epoca brigadiere a cavallo dei Carabinieri Reali, internato militare italiano (IMI) in Germania.
Mirella riporta la trascrizione, condotta insieme alla nipote Adriana, nostra amica del podcast @stesidalletesi (qui il sito internet) del diario tenuto religiosamente dal padre, brigadiere dei Carabinieri Reali Mario Migliucci.
Il libro è diviso in tre capitoli principali: il primo scritto dai discendenti sulla vita di Mario Migliucci sino alla cattura il 7 ottobre 1943 per mano tedesca all’interno della sua caserma dove prestava servizio come Carabiniere a cavallo, nel prestigioso quartiere dei Parioli a Roma; la seconda parte è il diario della prigionia vero e proprio, mentre la terza comprende una lettera e una cartolina spedita dalla Germania, nonché una sintesi dei successivi movimenti e cambi di destinazione sino al viaggio finale il 27 ottobre 1994.
Il testo si chiude con una piccola appendice che presenta la copia anastatica di un documento sanitario del 19 giugno 1945 e del foglietto sul quale Mario aveva tenuto traccia dei suoi movimenti durante il rientro in Italia. Conclude questa piccola parte anche una copia del certificato di tiratore scelto conseguito nel 1937 e una cartina con l’avanzata degli Alleati in Europa.
Grazie per l'attenzione!

Episodio 57. La federazione nazionale del Carabiniere Reale
L'associazionismo dei militari congedati e pensionati nasce, al pari di quello di altre categorie, allo scopo di sostenere gli associati e di garantire loro dei benefici, nonché il sostentamento dei propri cari in caso di morte. Si trattava delle società di mutuo soccorso. Anche i Carabinieri (congedati e pensionati) si diedero da fare su base locale, talvolta riuscendo ad espandersi anche a livello regionale dalla seconda metà dell'Ottocento sino al primo Dopoguerra.
L'episodio, si concentra sulla nascita della federazione del Carabinieri Reale nel 1925 con lo scopo di aggregare sotto un'unica direzione le spinte associative pre-esistenti sin dalla fine del XIX secolo. Evidentemente non fu cosa facile, ma si riuscì. La federazione passò attraverso 3 presidenze, la prima del generale Luigi Morcaldi che cessò con la sua morte; la seconda piuttosto breve (due anni circa) nelle mani di Balduino Caprini e la terza, dalla fine del 1934, sapientemente guidata da Amedeo Ademollo. Questi fu nominato commissario straordinario; probabilmente sarebbe dovuto rimanere in carica poco tempo ma non fu così.
Non solo portò avanti l'associazione con nuovo statuto e nome di Associazione Nazionale del Carabiniere Reale in Congedo (1935), ma la guidò nel corso del secondo Conflitto Mondiale traghettandola nella Repubblica Italiana.
Fonti consultate:
Niccolà Mirenna, L’associazione nazionale Carabinieri e la sua storia, Roma, Stilgrafica, s.d. [ma 2006];
Laura Secchi, Il vessillo della Regina, in Notiziario Storico dell’Arma dei Carabinieri, a. I - 2016, n. 1 gennaio-febbraio, pp. 46-47.

Episodio 56. Gli anni Trenta dei telefoni bianchi e i Carabinieri
In questa nostra chiacchierata proveremo a dare un’idea sui Carabinieri negli anni Trenta, quello che è passato alla storia cinematografica come il periodo dei telefoni bianchi.
Quale era la situazione sul versante investigativo e giudiziario; i Carabinieri avevano smesso di fare indagini sulla criminalità organizzata? Effettivamente, dopo il prefetto Mori, la mafia era stata sconfitta?
E le carriere?
Ci sono molte domande da farsi sui Carabinieri Reali nel corso del lungo ventennio fascista. In questo episodio diamo qualche idea generale, con l'intenzione di ritornare su argomenti specifici tenuto anche contro delle richieste di voi ascoltati.
Non vi diciamo molto di più, a voi non resta che mettervi le cuffie e premere "play".
Ascoltate la puntata e dateci un voto su Spotify (attraverso la stellina) o attraverso Apple Podcast, a voi la scelta :)
A presto!
Fonti consultate per l'episodio:
Flavio Carbone, Lo studio delle lingue estere nell’Arma dei Carabinieri Reali: profili storici (1929-1941), in “Rassegna dell’Arma dei Carabinieri”, anno LII - n. 2 aprile/giugno 2004, pp. 101-115;
Flavio Carbone, Un archivio privato presso l’Ufficio Storico dell’Arma dei Carabinieri: il fondo Generale Caruso in Fabrizio Rizzi, Flavio Carbone, Alessandro Gionfrida (a cura di) “Archivistica Militare – Temi e problemi”, Roma, Commissione Italiana di Storia Militare, 2012, pp. 263-274;
Antonella Meniconi, Inaugurazioni giudiziarie: tre discorsi ufficiali (ma non troppo) in Le Carte e la Storia, n. 2/2014, pp. 104-116;
Giorgio Rochat, Le guerre italiane 1935-1943, Torino, Einaudi editore, 2005, p. 176;
Diego Scarabelli, Lotta alla mafia siciliana HUP, 2015;
Fabio Truzzolillo, Fascismo e criminalità organizzata in Calabria, tesi di dottorato in Storia Contemporanea discussa presso l’Università di Pisa il 23.10.2014.

Extra 007 I Giovedì del Museo. Sapevamo già tutto di Giuseppe Governale
Il 10 novembre 2022, presso il Museo Storico dell'Arma dei Carabinieri, ha preso avvio la nuova stagione de "I giovedì del Museo". In tale occasione è stato presentato il volume pubblicato dal generale di corpo d'armata Giuseppe Governale intitolato "Sapevamo già tutto". Ha dialogato con il generale il dottor Andrea Pamparana, giornalista affermato.
Il volume, pubblicato con Solferino Editore riporta molte considerazioni sulla lotta alla mafia e più in generale alle organizzazioni criminali di stampo mafioso presenti in italia.
Qui, sul sito della casa editrice, si può leggere una presentazione del libro.
Si offre dunque come episodio extra 007 il registrato del pomeriggio del 10 novembre.
Nonostante gli interventi in post-produzione l'ascolto non sempre è perfetto a causa dell'acustica non favorevole del salone d'onore del Museo. Ce ne scusiamo.
In ogni caso, si augura un buon ascolto su di un tema molto interessante.

Episodio 55. L'immagine dell'Arma nel Ventennio: il Museo Storico, il Monumento al Carabiniere, il Calendario storico, il carosello storico
In questa nuova puntata vogliamo presentarvi un pò l’immagine dell’Arma e come questa stessa si è presentata agli Italiani del periodo. Parleremo dunque del Museo Storico, del Monumento al Carabiniere, accenneremo al Calendario storico e, infine, lasceremo qualche parola a proposito del carosello storico.
La situazione politica all’inizio degli anni Trenta era piuttosto chiara con il fascismo che era saldamente al potere e aveva cancellato quasi ogni forma di resistenza attraverso le cosiddette leggi fascistissime che avevano cancellato i diritti fondamentali garantiti dallo Statuto Albertino.
In questo periodo, dunque, l’Arma dei Carabinieri Reali si presenta ai cittadini anche attraverso un’operazione di avvicinamento alla popolazione grazie a diverse iniziative che trovarono l’interesse e l’attenzione del pubblico dell’epoca.
Il Museo Storico, ad esempio, nacque per iniziativa di un ufficiale, Vittorio Gorini, che pubblicò un articolo dedicato al tema nel 1908, realizzando poi il suo pensiero solo dopo la Grande Guerra.
Il Carosello Storico fu presentato al grande pubblico nel luglio 1932 ottenendo subito un grande successo. Doveva essere affascinante osservare quei militari dell'Arma montati che facevano le evoluzioni a cavallo indossando divise storiche.
Nell'ottobre dello stesso anno fu inaugurato il Monumento Nazionale al Carabiniere Reale a Torino, nel corso di una austera cerimonia. Si noti che l'iniziativa fu avviata da due donne, la principessa Laetizia di Savoia ma soprattutto Ildegarde Occella, presidentessa dell’Istituto Nazionale per le Biblioteche dei Soldati che si fece promotrice dell'iniziativa dando vita a un comitato che raccolse denaro ben superiore all'iniziativa stessa.
Infine, il calendario, anche questo storico, che avviato per iniziativa privata negli anni 30 passò al Museo Storico che utilizzò tale prodotto editoriale per autofinanziarsi grazie ai proventi della vendita. Sul calendario si potrebbe dire tantissimo ma abbiamo deciso di non sbilanciare la narrazione a favore di questo e lasciamo dunque spazio degli ascoltatori alla ricerca di opere a stampa dedicate al tema che sono ancora reperibili sebbene fuori catalogo.
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Buon ascolto!

Episodio 54. Le missioni all'estero del fascismo (San Marino e Saar)
Con questo episodio vogliamo parlarvi delle missioni all’estero svolte dall’Arma durante il fascismo e in particolare la presenza dei Carabinieri a San Marino e nella Saar. In questa chiacchierata non parleremo delle operazioni belliche ma di quelle che oggigiorno si definiscono peace-keeping operations.
Negli episodi precedenti abbiamo tratteggiato la situazione delle Forze dell’Ordine e il rapporto dell’Arma con il fascismo. Siamo consapevoli che è poca cosa ma abbiamo ritenuto necessario non appesantire troppo gli episodi con troppe informazioni. Idealmente, contiamo di ritornare sull’argomento più avanti e analizzare magari aspetti più puntuali dando una visione più chiara di quanto fatto.
Parliamo invece di due missioni di peace-keeping (secondo l’accezione moderna) tenutesi nel corso del ventennio fascista e legate l’una alla presenza di un contingente di Carabinieri nella piccola Repubblica di San Marino e l’altro alla partecipazione italiana alla missione di osservazione legata al plebiscito tenutosi nella Saar tra la fine del 1934 e l’inizio 1935.
Partiamo dunque dalla presenza di un piccolo contingente di venti Carabinieri della legione di Bologna sul Monte Titano iniziata nel 1921, su richiesta delle locali autorità di quella repubblica allo scopo di garantire un controllo del territorio più adeguato alla situazione politica e sociale del momento che vide anche San Marino contesa da gruppi estremisti.
Inizialmente distaccati per sei mesi, la presenza del contingente fu prorogata senza fine nel settembre 1923, su richiesta dei vertici sanmarinesi. La missione terminò nel 1936 con soddisfazione delle due parti e la concessione di una medaglia d'oro al valor militare di prima classe alla bandiera dell'Arma dei Carabinieri Reali.
Se spostiamo poi la nostra attenzione alla presenza dei Carabinieri nella Saar, scopriremo che anche in quella terra di lingua tedesca i militari dell’Arma poterono svolgere un servizio che destò ammirazione e rispetto sia da parte degli abitanti di quella regione, sia da parte degli altri militari del contingente internazionale che vigilò sul plebiscito tra il 1934 e il 1935.
A questo proposito, la Società delle Nazioni determinò di costituire un Corpo Internazionale per la Saar il cui compito principale doveva essere quello di garantire delle libere e pacifiche consultazioni referendarie. Il contingente era formato da militari di vari Paesi: Gran Bretagna, Italia, Olanda, Svezia. L’Italia costituì il proprio contingente nazionale su: un Reggimento Speciale per il servizio nella Saar costituito dal 1° battaglione del 1° reggimento e 2° battaglione del 2° Reggimento della brigata Granatieri di Sardegna, nonché bandiera e musica del 1° reggimento; un battaglione Carabinieri Reali di formazione; infine il 2° squadrone del 19° Reggimento Cavalleria Guide che, proprio a partire dal 1934, aveva iniziato la propria meccanizzazione e che inviò nella Saar uno squadrone su carri veloci. Il contingente ebbe un proprio supporto logistico relativamente al servizio sanitario, ai trasporti ed alle comunicazioni radio. Complessivamente, il Contingente internazionale era composto da circa 3300 militari: 1500 britannici, 1300 italiani, 250 olandesi e pari numero svedesi.
l’opera dei carabinieri durante i pochi mesi di permanenza nel bacino carbonifero si distinse soprattutto per la grande capacità del personale di raccogliere i dati informativi ed elaborarli, offrendo non solo una presenza tangibile e concreta per garantire il regolare svolgimento del plebiscito, ma anche un contributo alla conoscenza diretta dell’evoluzione sociale, politica ed economica della regione della Saar, nonché di tutta la Germania oramai saldamente nelle mani del partito nazionalsocialista.

Episodio 53. L'Arma alla fine degli anni Venti
La nostra chiacchierata ci porta a presentare una sorta di fotografia dell’Arma dei Carabinieri alla fine degli anni Venti dopo che la scorsa volta abbiamo parlato del rapporto tra i Carabinieri e la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale. Per necessità dovremo parlare sia della MVSN, sia della polizia con la costituzione del corpo degli Agenti di Pubblica Sicurezza e poi di lì a poco dell'OVRA il cui acronimo non è stato mai sciolto ufficialmente ma che si potrebbe indicare convenzionalmente come Organizzazione di Vigilanza e Repressione dell’Antifascismo.
Aquarone chiarisce molto bene in uno dei suoi studi più approfonditi la situazione della repressione dell'antifascismo attraverso la sovrapposizione di funzioni che si ebbe durante il periodo tra polizia, OVRA, Milizia e quindi anche aggiungendo i Carabinieri.
In particolare, lo abbiamo già ricordato nell'episodio 52, i rapporti tra Milizia e Carabinieri soprattutto in periferia non furono eccellenti tanto che il comandante generale della milizia, il generale Gandolfo, dovette emanare una circolare riservatissima per segnalare l'importanza di evitare dissidi e di mantenere buoni rapporti sia con l'autorità politica, sia con l'Arma dei Carabinieri a testimonianza della situazione difficile che si viveva.
Furono anni difficili anche per i Carabinieri.
Per approfondire:
Alberto Aquarone, L’organizzazione dello Stato totalitario, Torino, Einaudi, 2003
Renzo De Felice, Mussolini L’alleato, I. L’Italia in guerra 1940-1943. Tomo 1. Dalla guerra «breve» alla guerra lunga, Torino, Einaudi, 1990
Giorgio Rochat, L’esercito e il fascismo, in Guido Quazza (a cura di), Fascismo e società italiana, Torino, Einaudi, 1973

Una storia piccola 003. L'Aiutante di Battaglia Giuseppe Tempini
Questa piccola storia, la terza della serie, è dedicata all'Aiutante di Battaglia dei Carabinieri Reali Giuseppe Enrico Tempini classe 1889 da Erbusco, piccolo centro della bassa bresciana.
Giuseppe Tempini si arruolò anticipatamente rispetto la leva militare e scelse di entrare nei Carabinieri. Non era molto alto (1.66 mt), di professione muratore, sapeva leggere e scrivere, doti che offrivano opportunità insperate per un giovane destinato inizialmente a una vita piena di fatica e di privazioni.
Diventato Carabiniere dopo il corso presso la legione Allievi Carabinieri Reali di Roma, fu destinato alla legione di Milano. Prese parte (non sappiamo se volontariamente o meno) alla guerra Italo-turca e quando sembrava che la rafferma stesse per terminare, Tempini fu fagocitato dall'esperienza della Guerra Mondiale tanto da scegliere successivamente di entrare nei "corpi speciali" di allora, il XXIX reparto d'assalto "fiamme verdi"; non era facile per un Carabiniere essere accettato da quei "fegatacci" dei reparti speciali e per questo si doveva dimostrare di essere ancora più tosti. Inizialmente divenuto vicebrigadiere dopo un anno ottenne il grado di brigadiere e poi fu promosso Aiutante di Battaglia per meriti di guerra. Cosa fece? Ascoltate l'episodio!
Anche dopo la guerra si dovette distinguere in situazioni difficili di ordine pubblico ma poi ritornò a fare il Carabiniere della "Territoriale" di quelli che pattugliavano i piccoli centri ed erano in grado di scoprire rapidamente gli autori dei crimini più importanti, cosa che fece in più occasioni, il più famoso dei quali passò alla storia come il giallo di Vedano.
Teoricamente congedato prima dello scoppio di un nuovo conflitto, la seconda Guerra Mondiale, fu richiamato in servizio e, all'8 settembre 1943, rimase in uniforme per garantire quella sicurezza pubblica sempre più precaria che fascisti e tedeschi volevano violare continuamente.
Fu ucciso il 3 maggio 1945, da comandante di Stazione Carabinieri Reali di Lissone (all'epoca in provincia di Milano), dopo che il CLN locale lo aveva autorizzato a ricostituire il piccolo comando dell'Arma in attesa di una situazione più stabile. Un delinquente si volle vendicare, mascherando la sua come una azione di un partigiano, per la denuncia che aveva subìto quando Tempini lo scoprì coinvolto nella macellazione clandestina di animali.
La giustizia fece il suo corso e, dopo essere stato rimpatriato dalla Francia ove era fuggito, l'omicida fu condannato a una pena esemplare.
Noi di Storia dei Carabinieri siamo convinti che sia importante raccontare vicende come queste, allo scopo di far conoscere il ruolo, spesso silenzioso, che i Carabinieri ebbero nel corso della nostra storia nazionale.
Si ringrazia Matteo Paderni, ideatore del profilo Instagram regio_esercito per aver supportato questa iniziativa e aver voluto registrare parte dell'episodio.
Storia dei Carabinieri
suggerisce a tutti gli ascoltatori di seguire su Instagram il profilo regio_esercito che posta regolarmente immagini fotografiche delle Forze Armate italiane durante il regno d'Italia.

Episodio 52. I Carabinieri e la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale
Con l'istituzione della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN) all'indomani della cosiddetta "marcia su Roma" del 28 ottobre 1922 furono ridisegnati gli equilibri tra le Forze dell'Ordine dell'epoca. Sciolto il corpo con funzioni di polizia direttamente dipendente dal ministero dell'Interno già alla fine del 1922, si dovette attendere il 1925 perché l'Interno avesse un nuovo organismo a totale disposizione: il corpo degli Agenti di Pubblica Sicurezza sotto l'attenta e potente guida di Arturo Bocchini, "Capo" della Polizia secondo la definizione che il fascismo attribuì al Direttore Generale per la Pubblica Sicurezza.
In tutto questo, l'Arma assistette a una lenta ma progressiva erosione di alcune funzioni a favore della MVSN e in particolare delle numerose "milizie speciali" che avevano precisi compiti di controllo soprattutto politico come dimostrarono ampiamente la milizia ferroviaria, portuaria, delle Strade e via dicendo.
In questo senso si può leggere una riduzione dei perimetri di responsabilità e competenza dei Carabinieri soprattutto attraverso i casi di studio dedicati alle Ferrovie dello Stato e al trasporto marittimo.
In sostanza, più che un controllo di polizia, era indispensabile esercitare un controllo politico limitando il dissenso e ponendo sotto sorveglianza sindacalisti e attivisti politici che più avevano contrastato l'ascesa del movimento fascista tra la fine del primo Conflitto Mondiale e il delitto Matteotti (10 giugno 1924).
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L'immagine per la copertina dell'episodio è tratta dal sito internet https://spazioinwind.libero.it/littorio/pnf/fotopnf-i.htm
#fascismo #mussolini #marciasuroma #1922 #28ottobre1922 #carabinierireali #MVSN #miliziavolontariasicurezzanazionale

Episodio 51. L'ascesa del fascismo e il ruolo dell'Arma tra il 1923 e il 1926
Cosa successe tra il 1923 e il 1926?
Il fascismo giunto al potere sciolse immediatamente la Regia Guardia per la Pubblica Sicurezza e istituzionalizzò il ruolo delle squadracce fasciste con la costituzione della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN). A fianco a queste e dopo pochi mesi fu decisa la ricostituzione di una forza di polizia agli ordini diretti del potere politico tramite il ministro dell'Interno: nacque così il corpo degli Agenti di Pubblica Sicurezza che affiancò il già preesistente ruolo dei funzionari (civili) di pubblica sicurezza. In questo modo Mussolini, attraverso la fedeltà del Direttore Generale di Pubblica Sicurezza, nel frattempo nominato anche Capo della Polizia (o più semplicemente "il Capo" secondo l'abitudine del tempo), Arturo Bocchini poté affidarsi quasi interamente a questo nuovo organismo diretto e controllato da un vertice che ebbe accesso a fondi e possibilità tecniche non paragonabili ai ben più miseri stanziamenti assegnati ai Carabinieri, nonostante il Comandante Generale fosse diretta emanazione della migliore élite militare del tempo.
In definitiva, l’Arma pagò la sua vicinanza al Capo dello Stato e l’appartenenza all’Esercito quale prima Arma con minori finanziamenti e una posizione davvero secondaria all’interno dell’apparato repressivo del fascismo in Italia dove il “Capo”, Bocchini, ebbe al contrario un ruolo da comprimario insieme a Mussolini.
Era nata la dittatura.
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Episodio 50. La situazione delle Forze dell'Ordine tra il 1919 e il 1923
La situazione delle Forze dell’Ordine tra il 1919 e il 1923 è un argomento poco noto e piuttosto negletto.
In sostanza il governo Nitti nel 1919 decise per una forte riorganizzazione almeno della forze dell'ordine direttamente dipendenti dal ministero dell'Interno portando alla soppressione del corpo delle Guardie di Città e alla costituzione di 2 nuovi organismi: il corpo della Regia Guardia per la Pubblica Sicurezza e il corpo degli Agenti d'Investigazione.
Il Comandante Generale dell'epoca, il tenente generale Luigi Cauvin, uno dei pochi proveniente dall'Arma dall'Unità d'Italia e fino al 1943, rappresentò i rischi per l'Arma dei Carabinieri Reali che avrebbero rappresentato i due nuovi corpi ma non ottenne l'attenzione che aspettava. A tal punto egli diede le dimissioni nel 1919, lasciando la carica al parigrado Petitti di Roreto, un ufficiale di lunga tradizione militare che tuttavia lo mantenne fino al 1921.
La riforma fu attuata e come era stato previsto fu un dissanguamento dell'Arma che si vide privare di numerosi sottufficiali anziani ed esperti che andarono soprattutto a rinforzare il corpo degli agenti d'investigazione, corpo ancillare a quello dei funzionari di pubblica sicurezza, che aveva però numerosi benefit rispetto all'Arma, uno tra tutti l'uso istituzionale dell'abito borghese e l'assenza degli obblighi di pernottamento in caserma e di limitazione anagrafiche per il matrimonio.
Nel contempo, il fenomeno squadristico prese piede creando tensioni e aggredendo fisicamente gli oppositori politici alcuni dei quali furono pure uccisi. In questo frangente la situazione delle forze dell'ordine pagò anche l'indecisione del potere politico che non seppe o non volle dare chiare indicazioni su come agire di fronte a tali azioni criminali.
Tuttavia la cosiddetta "marcia su Roma" del 28 ottobre 1922 rappresentò la vera e propria presa del potere del fascismo e la fine dell'età liberale. Allo scopo di sistemare al meglio le forze dell'ordine e non potendo riversare la rabbia sull'Arma dei Carabinieri che era pur sempre inquadrata nell'Esercito e dipendente dal ministero della Guerra, i fascisti rapidamente cancellarono non solo la Guardia Regia che pure aveva creato problemi a tutti gli schieramenti politici ma anche il corpo degli agenti di investigazione che transitò nell'Arma con il nome di "Ruolo Specializzato".
In questo senso, dal 1923 al 1925, l'Arma dei Carabinieri Reali rappresentò l'unica forza armata in servizio permanente di Pubblica Sicurezza. In realtà, nei primi giorni di gennaio 1923 fu subito costituita la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, un organismo politico di polizia che intendeva racchiudere il fenomeno dello squadrismo attraverso la sua istituzionalizzazione.
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Extra 006. In memoria del generale Dalla Chiesa. Il suo testamento spirituale
Questo episodio extra, il numero 006, completa la miniserie iniziata con l'episodio extra 005 e dedicata all'ultimo discorso del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa tenuto in uniforme da Carabiniere il 5 maggio 1982.
I due episodi sono stati realizzati in occasione del quarantennale della ricorrenza dell'omicidio di Carlo Alberto Dalla Chiesa, generale dei Carabinieri e prefetto di Palermo ucciso il 3 settembre 1982 insieme alla moglie, Emanuela Setti Carraro e alla Guardia Scelta di Pubblica Sicurezza Domenico Russo, scorta del prefetto.
L'episodio di oggi rappresenta il momento più alto di questa piccola iniziativa "Per non dimenticare". In questo caso, è possibile ascoltare il discorso dalla voce ancora viva e tuonante del generale.
Si tratta senza dubbio di una testimonianza eccezionale per la quale abbiamo dedicato il precedente episodio extra per leggere e interpretare, se possibile, il testo di Carlo Alberto Dalla Chiesa.
Come già ricordato nel precedente episodio extra, il testo completo della trascrizione è reperibile sul sito dell’Arma dei Carabinieri.
In particolare si rinvia al saggio di Flavio Carbone “Il discorso del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa”, in Rassegna dell’Arma dei Carabinieri, n. 2 (aprile-giugno) 2018, pp. 137-168, consultabile on line sul sito dell’Arma dei Carabinieri. Resta sempre possibile scaricare l'intero numero della rivista in formato Adobe Acrobat attraverso questo link.

Episodio 49. I Carabinieri nel cosiddetto "Biennio rosso"
Nei due anni successivi alla firma dell’armistizio, l’impatto della trasformazione sociale, politica ed economica fu molto forte in tutto il Paese e ciò diede vita ad un periodo di instabilità definito dai giornalisti il “biennio rosso”.
Durante tale periodo, si ebbero richieste di riconoscimenti economici fino a quel momento negati che diedero il via anche a scontri tra operai e contadini da una parte, imprenditori e proprietari terrieri dall’altra. Tali scontri sfociarono talvolta in azioni violente da ambo le parti che, però, vedevano nel mezzo della lotta i Carabinieri e le altre forze dell’ordine.
Vi furono scioperi e atti di violenza anche contro le forze dell’ordine. Ciò portò a una difficile gestione dell’ordine pubblico in numerose città della Penisola, sia per le rivendicazioni economiche e sociali di cui si è detto, sia in conseguenza dell’azione dei nazionalisti e di altre frange estremiste di destra tra cui i fascisti in conseguenza della sigla del trattato di Versailles.
Si pensi che, nel 1920, a Milano, nel corso di un tentato moto rivoluzionario i rivoltosi assaltarono una vettura pubblica che conduceva da Monza al capoluogo il brigadiere Giuseppe Ugolini, uccidendolo orrendamente dopo che aveva reagito al tentativo di essere disarmato.
Tuttavia, i fascisti non rinunciarono ai oro piani di azione nonostante la situazione politica in Italia si fosse lentamente stabilizzata con una violenza oramai in mano proprio alle “camicie nere”.
Celebrata la cosiddetta “marcia su Roma”, con il conseguente incarico governativo attribuito a Mussolini, i fascisti vollero dare subito il messaggio di prepotenza che caratterizzò questa loro fase politica, inserendo proprio le camice nere a fianco delle forze dell’ordine.
In questo senso ma ne parleremo nel prossimo episodio, fu soppressa la regia guardia per la pubblica sicurezza e anche il corpo degli agenti di investigazione attribuendo molte competenze alla neonata milizia volontaria per la sicurezza nazionale e lasciando i Carabinieri, saldamente all’interno dell’Esercito, con le incombenze che i testi normativi avevano loro attribuito sin dalla fondazione.
Il testo di questo episodio è stato estratto e rielaborato dal volume a cura di Flavio Carbone “La Grande Guerra dei Carabinieri”, Roma, 2020, Ministero della Difesa - Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri - Ufficio Storico. In particolare si tratta del paragrafo “La fine della Grande Guerra e i Carabinieri” di Flavio Carbone.
Il volume è consultabile on line sul sito dell’Arma dei Carabinieri e su quello del Ministero della Difesa.
Eccoci giunti alla fine dell’episodio numero 49 del podcast “Storia dei Carabinieri”.
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Extra 005. In memoria del generale Dalla Chiesa. L'ultimo discorso in uniforme
Questo episodio extra (chiamiamolo anche episodio Bonus), il numero 5 della serie, è dedicato ad un uomo e a tutti i suoi oscuri collaboratori che hanno svolto silenziosamente il proprio dovere.
L'episodio vuole ricordare la figura del generale dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso vigliaccamente il 3 settembre 1982 a bordo dell’autobianchi A112 della moglie e con la moglie, Emanuela Setti Carraro, insieme alla Guardia Scelta di Pubblica Sicurezza Domenico Russo, assegnato di scorta al prefetto Dalla Chiesa a Palermo.
Le vicende sono note e noi non le ripercorreremo. Ci sono numerosi approfondimenti sulla vita e sull'operato di un personaggio così carismatico e importante allo stesso tempo come Carlo Alberto Dalla Chiesa.
Questa puntata è dedicata all'ultimo discorso che egli tenne, in qualità di ufficiale dei Carabinieri, ma forse ancora di più in qualità di Vice Comandante Generale il 5 maggio 1982, quando aveva già assunto le funzioni di prefetto di Palermo ma era tornato a Roma per il saluto all'Arma, a quella Istituzione che aveva servito fedelmente per tutta la sua vita.
Il suo fu un discorso che veniva dal cuore e che in questo episodio Storia dei Carabinieri ha provato a presentare analizzando alcune questioni. Egli ha guardato al suo passato e ai suoi collaboratori nonché all'esperienze che visse nell'Arma. Va ricordato che si tratta di un discorso letto (come egli stesso cita) per la prima volta seguendo appunti scritti nel 1982, quarant'anni fa, e dunque ciò che egli disse appare forse ancora più importante.
In questo senso, si è voluto offrire all'ascoltatore una sintesi della interpretazione più ampia che è apparsa altrove e che ha costituito un momento di riflessione offerto nelle pagine della rivista scientifica dell'Arma dei Carabinieri.
In questo senso, noi di Storia dei Carabinieri, ci auguriamo di aver contributo a far conoscere qualcosa di meno noto, qualcosa che molti militari dell'Arma portano con se, quel senso delle Istituzioni che il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa condivise con il suo ultimo discorso.
Il testo di questo episodio è stato estratto e rielaborato dal contributo apparso sulla Rassegna dell’Arma dei Carabinieri. In particolare, si tratta del saggio di Flavio Carbone “Il discorso del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa”, in Rassegna dell’Arma dei Carabinieri, n. 2 (aprile-giugno) 2018, pp. 137-168.
Il testo è consultabile on line sul sito dell’Arma dei Carabinieri, mentre qui si può scaricare il numero della rivista in formato Adobe Acrobat.

Episodio 48. La Grande Guerra dei Carabinieri. La fine della guerra e i Carabinieri
L'episodio è dedicato alla fine della Grande Guerra e alle conseguenze di questa sui Carabinieri. Lo scorso episodio è stato dedicato invece alla Banda dell’Arma (n. 47).
La tenuta del Piave dopo le operazioni di ripiegamento in seguito alla penetrazione austro-tedesca a Caporetto, le operazioni contro le teste di ponte nemiche, le azioni degli arditi riuscirono a garantire quella solidità morale tanto necessaria in quei giorni difficili.
Il ruolo dei Carabinieri continuava ad essere quello di sempre: forza dell’ordine al servizio del Paese e in mezzo ai suoi cittadini, “nella trincea e nella strada”, secondo le parole di D’Annunzio.
L’armistizio, che rappresentò la resa incondizionata da parte dell’ormai antico nemico, fu firmato alle ore 15.00 del 3 novembre 1918 a Villa Giusti, alle porte di Padova.
Naturalmente, la firma dell’armistizio non significò la fine delle attività dell’Arma. Nuovi compiti si sommarono a quelli preesistenti.
Iniziò la smobilitazione, mentre i Carabinieri presidiarono i nuovi territori, le province di nuova annessione e le zone occupate per effetto dell'armistizio.
E poi la sicurezza dei trasporti ferroviari, la vigilanza sui beni di proprietà dell'amministrazione militare e le investigazioni condotte in caso di furti o sottrazioni. Insomma gli impegni non diminuirono affatto.
Inoltre, furono anni di riorganizzazioni con la creazione di un nuovo livello gerarchico, i comandi di gruppi di legioni, l'istituzione di nuove legioni e nuove divisioni Carabinieri (antesignane degli attuali comandi provinciali), nuove norme in materia di avanzamento e di miglioramenti economici.
Insomma, la prima Guerra Mondiale aveva portato numerosi cambiamenti in un'Arma che seguiva da vicino le trasformazioni della società.
Il testo di questo episodio è stato estratto e rielaborato dal volume a cura di Flavio Carbone “La Grande Guerra dei Carabinieri”, Roma, 2020, Ministero della Difesa - Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri - Ufficio Storico. In particolare si tratta del paragrafo “La fine della Grande Guerra e i Carabinieri” di Flavio Carbone.
Il volume è consultabile on line sul sito dell’Arma dei Carabinieri e su quello del Ministero della Difesa.
Vi aspettiamo per i prossimi episodi.
Buon ascolto!

Episodio 47. La Grande Guerra dei Carabinieri. La Banda dell'Arma
Questo episodio è dedicato ad un argomento davvero poco conosciuto anche all'interno della stessa Arma dei Carabinieri. Si parlerà della Banda dell’Arma nel corso del primo Conflitto Mondiale, dopo che si è trattato dei Carabinieri all’estero nell’episodio 46.
La musica che avete ascoltato registrata in tutti gli episodi è tratta dalla produzione e dalla esecuzione della Banda. Inizialmente si trattava della musica della legione allievi Carabinieri ma nel tempo ha cambiato nome e fisionomia.
Allo scoppio della Grande Guerra si aveva a che fare con un complesso bandistico di tutto rispetto ma, vale la pena di ricordarlo, inserito all’interno di una organizzazione militare.
Con la mobilitazione e la costituzione del reggimento Carabinieri mobilitato, dalla legione allievi partì anche la banda e la bandiera di guerra per raggiungere il fronte.
Così i militari della banda furono presenti in prima linea e nelle immediate retrovie tanto che lo stesso maestro Luigi Cajoli rimase ferito alla gamba da una scheggia di shrapnel mentre prendeva parte alle operazioni di soccorso di alcuni Carabinieri e soldati feriti.
Vista l'inutilità di mantenere i musicisti al fronte, questi professionisti della musica furono destinati a svolgere un altro ruolo: divennero gli ambasciatori musicali del nostro Paese durante il primo conflitto mondiale viaggiando in Francia e nel Regno Unito per far conoscere la ai cittadini dei due Paesi alleati il ruolo dell'Italia e diffondere la cultura musicale italiana.
Le foto e le incredibili riprese video del tempo mostrano quanto il successo fu davvero incredibile e quanta partecipazione di cittadini ci fu per ammirare e soprattutto ascoltare le esibizioni musicali di quel complesso bandistico che nel 1916 avviò la prima della lunga serie di tournée in giro per il mondo.
Il testo di questo episodio è stato estratto e rielaborato dal volume a cura di Flavio Carbone “La Musica e l’Arma”, Roma, 2017, Ministero della Difesa - Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri - Ufficio Storico. In particolare, si tratta del paragrafo “La banda all’estero (1916-1947) di Laura Secchi.
Il volume è consultabile on line sul sito dell’Arma dei Carabinieri e su quello del Ministero della Difesa.
Nel prossimo episodio parleremo del ruolo della fine della prima Guerra Mondiale e del lascito ai Carabinieri.
Infine, vi invitiamo a valutare il podcast su Spotify attribuendo al podcast (non ai singoli episodi) un punteggio selezionando le stelline. Vi ringraziamo per la fiducia accordataci.
A presto!

Episodio 46. La Grande Guerra dei Carabinieri. I Carabinieri all'estero
L'episodio è dedicato a quello che i Carabinieri fecero all’estero.
In linea generale, su tutti i fronti, le sezioni e i plotoni di Carabinieri con funzioni di polizia militare seguirono i contingenti dell’Esercito sia in Europa, sia in Medio ed Estremo Oriente, raggiungendo località sconosciute ai più in quegli anni, come Vladivostok o Pechino.
Per rimanere in Europa, si può considerare al ruolo dei Carabinieri in un fronte oggi poco ricordato, l’Albania, dove un corpo di spedizione italiano garantì durante l’intero arco del conflitto il possesso del porto di Valona e il controllo del Canale d’Otranto.
Lì, i militari dell’Arma, oltre alle tante attribuzioni, addestrarono una gendarmeria locale riuscendo a trasformare i malandati e, in certi casi, inetti gendarmi ottomani presenti sul territorio, in una forza dell’ordine che ricalcava il modello dell’Arma.
Anche in questo caso dunque i Carabinieri non furono impiegati solo in qualità di polizia militare, ma più propriamente di forza dell’ordine attraverso un’attività che si potrebbe definire di nation building condotta attraverso la ricostituzione di forze di polizia efficienti.
Sicuramente, il Carabiniere più conosciuto per il ruolo svolto all'estero durante il primo Conflitto Mondiale fu il maggiore Cosma Manera.
Con pochi uomini, ampia autonomia e superando difficoltà incredibili riuscì a individuare e recuperare in tutta la Russia devastata dalla rivoluzione e dalla guerra civile numerosi cittadini di quelle che poi furono riconosciute come le terre redente secondo la narrazione risorgimentale. Tali uomini in servizio nell'esercito austro-ungarico furono catturati dai russi durante i combattimenti sul fronte orientale e quindi con il collasso dell'impero zarista si adattarono anche a svolgere umilissime funzioni pur di sopravvivere. Manera e i suoi uomini individuarono molti di questi e a portarli a Vladivostock dove furono armati ed equipaggiati e, su base volontaria, addestrati per un possibile impiego bellico in Estremo Oriente. Infine, questi uomini ritornarono alle loro case al termine dell'esigenza di mobilitazione dall'altra parte del mondo
Su Manera vi rimandiamo al volume scritto da Paolo Formiconi di cui abbiamo parlato nel corso dell’intervista n. 4 dedicata al volume da lui scritto intitolato per l’appunto “Gli Italiani in Siberia”.
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Episodio 45. La Grande Guerra dei Carabinieri. I pionieri del volo
L'episodio è incentrato sul ruolo dei Carabinieri nella giovanissima aviazione italiana del primo Conflitto Mondiale.
Per un breve approfondimento su quest’ultima vi rimandiamo al capitoletto trattato magistralmente dal Generale Ispettore Capo Basilio Di Martino presente nel volume citato a fine episodio.
I Carabinieri nelle operazioni aeree; inizialmente esclusi molto probabilmente per timore di vedere depauperati i reparti di polizia militare, perennemente carenti di personale a partire dal 1916 fu possibile ammettere ai corsi piloti nuovi volontari tra cui proprio numerosi Carabinieri che accorsero con il sogno di diventare piloti. Ciò forse anche per la rapida evoluzione del conflitto, l’esigenza di disporre di nuovi velivoli e di avere nuove professionalità che stimolò la produzione industriale e richiese il rapido reclutamento di centinaia di uomini entusiasti di vivere l'esperienza del volo.
Secondo alcuni testi che stiamo approfondendo complessivamente 173 Carabinieri (tra cui 4 Carabinieri Guardie del Re) entrarono nella “cavalleria del cielo”, nuova protagonista della “guerra moderna”, mantenendo tuttavia sulla giubba da aviatori gli alamari dell’Arma.
L'accesso alla nuova Arma ebbe un altro effetto: quello di offrire una rapida ascesa sociale. Per l'Arma dei Carabinieri, si possono citare i casi del tenente Ernesto Cabruna, del tenente Demetrio Artuso, del sottotenente Annibale Comazzi, del sottotenente Luigi Monnier, del maresciallo d’alloggio maggiore Giuseppe Putzu, del maresciallo d’alloggio Giuseppe Marini e di altri militari ancora.
Tra tutti i piloti, il più noto fu senza dubbio il brigadiere, poi promosso tenente per merito di guerra, Ernesto Cabruna, Medaglia d’Oro al Valor Militare, che nel dopoguerra continuò la sua carriera nelle fila della neonata Regia Aeronautica. Alla sua impresa più famosa, quella del 29 marzo 1918, in cui affrontò da solo una formazione aerea nemica abbattendone il capo squadriglia e mettendone in fuga gli altri 10 componenti, fu dedicata una copertina della “Domenica del Corriere” realizzata da Achille Beltrame.
In anni più recenti, un’attività di cooperazione interforze tra Aeronautica Militare e Arma dei Carabinieri ha consentito il restauro dello SPAD VII appartenuto all’asso dei Carabinieri, Ernesto Cabruna, ed attualmente esposto in un’apposita area all’interno della Scuola Ufficiali Carabinieri a Roma, a testimonianza del saldo legame tra le due Istituzioni militari a 100 anni dalla fine del conflitto.
Il testo di questo episodio è stato estratto e rielaborato dal volume a cura di Flavio Carbone “La Grande Guerra dei Carabinieri”, Roma, 2020, Ministero della Difesa - Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri - Ufficio Storico. In particolare si tratta del paragrafo “I Carabinieri pionieri del volo” di Flavio Carbone.
Il volume è consultabile on line sul sito dell’Arma dei Carabinieri e su quello del Ministero della Difesa.
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Episodio 44. La Grande Guerra dei Carabinieri. Il servizio informativo e i Carabinieri
Secondo gli studi condotti da MGP alias Maria Gabriella Pasqualini, alla vigilia del primo conflitto mondiale il sistema informativo italiano era abbastanza ‘affollato’, almeno per quanto riguardava l’aspetto operativo militare, con scarso collegamento fra i diversi uffici, secondo la testimonianza di alcuni protagonisti del periodo.
Dall’Unità d’Italia, grazie alla vision di generali come Enrico Cosenz, Tancredi Saletta e soprattutto Alberto Pollio la filosofia della raccolta informativa e un primo coordinamento delle informazioni militari avevano fatto notevoli progressi. Si era però ancora agli albori di uno spionaggio istituzionalmente organico e di un controspionaggio molto articolato, soprattutto in periodo bellico, considerando che era diffuso un certo scetticismo tra i ranghi militari sulla affidabilità di questi uffici ‘specializzati’.
I Carabinieri Reali avevano provveduto, fin dalle origini, alla raccolta informativa militare e non. L’Arma, prima arma del Regio Esercito nel quale era incardinata, si era occupata da sempre, oltre agli altri compiti d’istituto, di polizia militare, di controspionaggio, di controllo dei confini e di sorveglianza degli elementi stranieri presenti sul territorio italiano.
Tra gli ufficiali dei Carabinieri attivi nel periodo nel settore del controspionaggio si possono ricordare due maggiori dei Carabinieri Reali, Giulio Blais (veterano dell’Ufficio ‘I’) e Giuseppe Schiavetti, oltre a numerosi sottufficiali e Carabinieri.
Ci si occupava di controspionaggio (principalmente affidato ai Carabinieri), di monitorare lo spirito delle truppe e di provvedere a una accorta propaganda interna e esterna, ivi compreso il concorso a quella che viene chiamata contro propaganda o disinformazione. I Carabinieri continuava ad avere anche il compito di sorveglianza delle frontiere (insieme alla Guardia di Finanza), e quello delicato dei rapporti con i servizi informativi degli eserciti alleati. All’Arma anche la polizia militare nell’ambito dell’Ufficio I.
Il testo di questo episodio è stato estratto e rielaborato dal volume a cura di Flavio Carbone “La Grande Guerra dei Carabinieri”, Roma, 2020, Ministero della Difesa - Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri - Ufficio Storico. In particolare si tratta del paragrafo “Il servizio informativo e i Carabinieri” di Maria Gabriella Pasqualini.
Il volume è consultabile on line sul sito dell’Arma dei Carabinieri e su quello del Ministero della Difesa.
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Piccole storie 002. Una piccola storia. Il Carabiniere Giovanni Bossignone
L'episodio rientra nel progetto "speciale" intitolato “piccole storie” e dedicato a raccontare le vicende dei Carabinieri, spesso quelli più modesti e silenziosi che hanno prestato servizio nell'Arma.
La piccola storia di oggi è dedicata alle vicende del Carabiniere Giovanni Bossignone.
L'episodio è realizzato in collaborazione con Riccardo Amisano, curatore del profilo Instagram Fante del Grappa che noi di Storia dei Carabinieri (qui il profilo Instagram) vi consigliamo di seguire e che ringraziamo per la fiducia accordataci. Infatti è proprio grazie alla sua disponibilità e cortesia che possiamo realizzare insieme il secondo episodio della serie.
Anche in questo caso, tutto nasce da un documento… eh già i documenti questi “pezzi di carta” spesso dimenticati (per fortuna) in qualche cantina o ancora meglio in qualche vecchio mobile.
Se ascoltate questa storia e scoprite di avere documenti di qualche avo Carabiniere inviateci un messaggio diretto via posta elettronica (link in bio) e valuteremo insieme la possibile collaborazione.
Questa storia inizia (e finisce) a Camagna Monferrato, comune in provincia di Alessandria dove nasce Giovanni Bossignone il 26 giugno 1897.
Il resto della storia la potrete ascoltare nel nostro episodio.
Concludiamo suggerendovi di seguire su Instagram i due profili Instagram fante_del_grappa e storiadeicarabinieri e di ascoltare questo e gli altri episodi del podcast sulla storia dell’Arma.
Ancora un ringraziamento a Riccardo Amisano e un saluto alla prossima puntata della serie speciale...

Episodio 43. La Grande Guerra dei Carabinieri. I Carabinieri tra la gente
L'episodio affronta il ruolo dei Carabinieri a favore della popolazione nel corso del primo Conflitto Mondiale. Oltre al servizio svolto al fronte, i Carabinieri continuarono ad assolvere quello di sicurezza e ordine pubblico, il servizio d'istituto a favore dei cittadini. Tuttavia, furono attribuiti ai militari dell'Arma nuovi compiti connessi con la situazione bellica che andarono a sommarsi con quanto già era loro assegnato, aggravando una situazione in cui il deficit di personale e il richiamo della classi più anziane per il servizio sul territorio limitava l'azione dell'Arma.
D'altro canto, furono sempre i Carabinieri a svolgere numerosi servizi anche al di fuori delle normali attribuzioni come nel caso del soccorso alle popolazioni colpite dal terremoto della Marsica del 1915 o nel ripristino dei servizi pubblici essenziali come durante il periodo di governo della città di Gorizia lasciata solo con lo sfondamento di Caporetto.
La tutela dei cittadini, da sempre caratteristica dei compiti tradizionali dell’Arma, arrivò spesso ad atti di estremo coraggio anche al di fuori delle trincee. Emblematico il comportamento del brigadiere Martino Veduti il quale, di servizio di vigilanza a una polveriera nel comune di Lugo di Romagna, la notte del 14 agosto 1918, “accortosi che una bomba con miccia accesa era stata collocata a scopo di attentato nelle immediate vicinanze di grosso deposito di esplosivo, percepita rapidamente la gravissima situazione, senza esitare, noncurante dell’incombente sicuro pericolo per la sua esistenza, con saldo animo, nobile esempio di eccezionali virtù militari e di sublime attaccamento al dovere, afferrò l’ordigno e, non riuscendo a svellere colle mani il brevissimo tratto di miccia ancora incombusta, la strappò coi denti, sventando così la imminente esplosione” Lugo (Ravenna), 14 agosto 1918” secondo quanto attestato dalla motivazione della Medaglia d’Oro al Valor Militare.
Il legame tra l’Arma dei Carabinieri e la gente si consolidò nell’elemento simbolico della bandiera nazionale donata dai comuni alle Stazioni. Fu infatti proprio durante il primo conflitto mondiale che prese il via quest’iniziativa, destinata a divenire una tradizione perpetuata sino ai giorni nostri. Fu il sindaco di un piccolo centro ligure, Castelnuovo Magra, a far dono del tricolore alla locale Stazione dell’Arma tenuto conto che tali piccoli comandi sino a tale momento non avevano l’autorizzazione a inalberare la bandiera nazionale.
Il testo di questo episodio è stato estratto e rielaborato dal volume a cura di Flavio Carbone “La Grande Guerra dei Carabinieri”, Roma, 2020, Ministero della Difesa - Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri - Ufficio Storico. In particolare si tratta del paragrafo “Carabinieri tra la gente” di Laura Secchi.
Il volume è consultabile on line sul sito dell’Arma dei Carabinieri e su quello del Ministero della Difesa.
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Episodio 42. La Grande Guerra dei Carabinieri. I Corazzieri in guerra.
Questo episodio è dedicato al ruolo dei Corazzieri al fronte a tutela del sovrano e dei suoi accantonamenti.
Nonostante tutte le previsioni e la buona volontà, al fronte i Corazzieri (o meglio i Carabinieri Guardie del Re) dovettero subire delusioni e frustrazioni.
Nonostante l’uniforme grigio-verde adottata dal reparto, infatti, i corazzieri sono facilmente riconoscibili per i fregi ed i distintivi e soprattutto per la loro statura, inusuale per un corpo a cavallo.
“La loro presenza frustrerebbe di per sé tutto lo studio messo per celare la residenza del Comandante Supremo”. Con queste parole è spiegata la decisione che limita il servizio a Villa Italia ad otto soli corazzieri, soltanto all’interno del perimetro e soltanto tra le 20 e le 4 della notte.
Durante la guerra l'inazione e la frustrazione spinsero ben sette ufficiali a lasciare lo squadrone per rientrare in cavalleria, da cui provenivano, o nelle file dell’Arma.
Un brigadiere ed un corazziere presero la via del cielo e diventano piloti. Il primo è Albino Mocellin che, dopo molte missioni su un aereo da bombardamento, cadde in combattimento in Albania nell’ottobre del 1916. Il secondo è il corazziere Italo Urbinati che prestò dapprima servizio in una squadriglia da bombardamento della Regia Marina, operando sull’Istria e sulla Dalmazia, per passare poi come istruttore di volo notturno e venire abbattuto il 2 novembre 1917, morendo il giorno successivo, mentre bombardava a bassa quota il nemico che avanza verso Motta di Livenza.
Entrambi furono decorati di medaglia d’argento al valor militare.
per quanto possibile, i Corazzieri chiesero ed ottennero di cambiare vita se si può dire transitando in realtà dove il confronto con il nemico era all'ordine del giorno. Altri rimasero a svolgere il ruolo che loro era assegnato in linea con la tutela del sovrano (per quanto possibile) e la sicurezza dei palazzi reali.
Il testo di questo episodio è stato estratto e rielaborato dal volume a cura di Flavio Carbone “La Grande Guerra dei Carabinieri”, Roma, 2020, Ministero della Difesa - Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri - Ufficio Storico. In particolare si tratta del paragrafo “La tutela del sovrano: i Corazzieri al fronte” di Piero Crociani.
Il volume è consultabile on line sul sito dell’Arma dei Carabinieri e su quello del Ministero della Difesa.
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Episodio 41. La Grande Guerra dei Carabinieri. In zona di guerra
Con questo episodio si continua a trattare il tema della prima Guerra Mondiale. Oggi ci concentriamo sui Carabinieri in zona di guerra.
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Nelle zone di operazioni, l’Arma dei Carabinieri non si occupò esclusivamente delle ordinarie attività di polizia in favore delle popolazioni locali o non si limitò a garantire il servizio di pubblica sicurezza nelle zone liberate, bensì si distinse sia come forza combattente per la difesa dei confini nazionali, al pari dei comuni soldati, sia nell’espletamento dei specifici compiti di polizia militare, quale funzione esclusiva affidatale.
Nel corso di tutta la I Guerra Mondiale, i Carabinieri, impiegati al fronte spesso in qualità di reparti di combattimento, si confermarono all’altezza delle loro tradizioni consolidando il ruolo svolto durante i conflitti precedenti di arma combattente. L’Arma offrì il suo prezioso contributo nelle battaglie dell’Isonzo e del Piave, si distinse sul Sabotino e sul San Michele e, in particolare, nei combattimenti sulle pendici del Podgora di cui all’episodio 40.
I militari dell’Arma assolsero numerosi e importanti compiti oltre a quanto fecero i Carabinieri che combatterono nelle posizioni di prima linea dove erano particolarmente incaricati di coadiuvare i comandanti garantendo il mantenimento della disciplina, sovente chiamati a recuperare i militari sbandati sul campo di battaglia per ricondurli sulla linea del fuoco, spesso guidandoli finanche all’assalto, sostituendosi a volte ai superiori caduti o dispersi.
Essi dovevano assistere le popolazioni costrette ad evacuare vastissime aree interessate allo scontro o prossime a punti di brillamento di mine e al contempo organizzare servizi mirati a contrastare ogni fenomeno di sciacallaggio e saccheggio. Custodivano e trasferivano la documentazione militare riservata, svolgevano attività di polizia giudiziaria militare, di controspionaggio e di assunzione di notizie riservate. I Carabinieri inoltre erano chiamati al controllo di tutti i militari fuori dai reparti di appartenenza, alla vigilanza sugli operai e sugli impiegati civili impegnati in opere militari (si pensi che nel solo settore d’azione della II Armata, vi lavorarono circa trentamila civili), finanche al monitoraggio delle case di tolleranza.
Nel prossimo episodio parleremo del ruolo dei Corazzieri al fronte.
Il testo di questo episodio è stato estratto e rielaborato dal volume a cura di Flavio Carbone “La Grande Guerra dei Carabinieri”, Roma, 2020, Ministero della Difesa - Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri - Ufficio Storico. In particolare si tratta del paragrafo “In zona di guerra” di Raffaele Gesmundo.
Il volume è consultabile on line sul sito dell’Arma dei Carabinieri e su quello del Ministero della Difesa.
Grazie per l’attenzione

Episodio 40. La Grande Guerra dei Carabinieri. L'Arma al Fronte
L'episodio è dedicato al ruolo dell’Arma al Fronte.
Con la mobilitazione dell’Esercito combattente, anche l’Arma dei Carabinieri avviò le proprie attività per il richiamo degli uomini, destinando così circa un terzo della propria forza organica alle operazioni belliche.
Furono costituiti un Reggimento Carabinieri Mobilitato, su tre battaglioni, con una forza di oltre 2.500 uomini, e un Gruppo Squadroni di 220 Carabinieri a cavallo, posti alle dirette dipendenze del Comando Supremo di stanza a Udine, come unità di sicurezza e di manovra e con capacità di combattimento. Per quanto riguarda invece le funzioni di polizia militare, si diede vita a 65 Sezioni mobilitate, ciascuna su 50 Carabinieri a cavallo, a piedi e ciclisti. Altri nuclei di Carabinieri furono destinati ad incombenze varie: dal servizio di corriere postale tra il Comando Supremo e i comandi delle grandi unità, a speciali reparti per la difesa delle linee ferroviarie e di altri obiettivi sensibili.
Nonostante tutto, si registrava una continua richiesta di Carabinieri. Così, a partire dal maggio del 1916 fu assegnato a ciascun comando di divisione un ulteriore plotone di Carabinieri a piedi (composto da circa 50 uomini), i cui militari erano poi distaccati fino al livello di reggimento e quindi ancora di più a maggiore contatto con il nemico e al fianco degli stessi soldati.
A tale proposito, si devono ricordare anche le oltre 1.000 perdite individuate per difetto quale contributo di sangue versato nel corso del primo Conflitto Mondiale secondo l’analisi di un grande storico dell’Arma, Ulderico Barengo.
Non si trattava “solo” di servizio in prima linea; nell'episodio si ricorda, tra gli altri, il servizio nelle retrovie per garantire un corretto svolgimento dei movimenti dei reparti da una parte all’altra del fronte, dalle retrovie alla prima linea e viceversa.
Il ruolo dei Carabinieri era molto ampio e prevedeva l’esercizio delle piene funzioni di forza dell’ordine verso i cittadini e le popolazioni “di nuovo acquisto”. Molto interessante è l’esempio offerto dalla città di Gorizia e dai suoi immediati sobborghi.
Il testo di questo episodio è stato estratto e rielaborato dal volume a cura di Flavio Carbone “La Grande Guerra dei Carabinieri”, Roma, 2020, Ministero della Difesa - Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri - Ufficio Storico. In particolare si tratta del paragrafo “L’Arma al fronte” di Flavio Carbone.
Il volume è consultabile on line sia sul sito dell’Arma dei Carabinieri (qui il link) e sia su quello del Ministero della Difesa (qui).
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Episodio 39. La Grande Guerra dei Carabinieri. Il Podgora dei Carabinieri
Prima della completa mobilitazione, il 18 maggio 1915, il Reggimento Carabinieri Mobilitato, forte di 2565 militari agli ordini del colonnello Antonio Vannugli, si era formato a Treviso con effettivi inviati dalla Legione Allievi di Roma e dalle legioni territoriali di Firenze, Ancona, Napoli, Bari e Palermo.
Il reparto, costituito insieme al Gruppo Squadroni per finalità belliche, era inizialmente a disposizione del Comando Supremo per passare poi alle dipendenze della II Armata e partecipare all'assolto al Monte Podgora per la conquista di quota 240, il 19 luglio 1915.
L'attacco fu sferrato ma, insieme ai riconoscimenti al valore, i Carabinieri ebbero parecchie perdite che si aggiunsero a quelle dei bombardamenti austro-ungarici e ai morti per colera che imperversava nelle trincee nei primi mesi di guerra.
Al termine delle operazioni belliche vere e proprie, il Reggimento fu sciolto e i battaglioni dapprima divenuti autonomi furono sciolti a loro volta dando vita a compagnie autonome e a plotoni a disposizioni delle grandi unità al fronte nel garantire un servizio di polizia militare sempre più richiesto. Si trattava di impiegare i Carabinieri in qualità di specialisti dell'ordine e della sicurezza pubblica.
Per l'assalto furono concesse 9 medaglie d’argento, 33 di bronzo e 13 croci di guerra al Valor Militare.
Il Podgora è rimasto nella memoria della Istituzione tanto che una caserma a Roma è stata intitolata alla battaglia e il Comando Interregionale di Roma è anch'esso intitolato al Podgora.
Il testo di questo episodio è stato estratto e rielaborato dal volume a cura di Flavio Carbone “La Grande Guerra dei Carabinieri”, Roma, 2020, Ministero della Difesa - Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri - Ufficio Storico. In particolare si tratta del paragrafo “L’assalto al Podgora” di Vincenzo Pezzolet.
Il volume è consultabile on line sul sito dell’Arma dei Carabinieri (qui il link) e su quello del Ministero della Difesa (qui il link).
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Episodio 38. Il grigioverde per i Carabinieri Reali
Con questo episodio si introduce il tema della prima Guerra Mondiale con l'adozione dell'uniforme grigioverde per i Carabinieri Reali.
Inizialmente sperimentata per iniziativa privata nel 1905, l'uniforme grigio-verde fu poi adottata nel 1908 e dunque in linea con i cambiamenti della maggior parte degli eserciti europei del tempo. Inizialmente prevista per la fanteria rapidamente si estese a tutto l'esercito e dunque nel 1915 anche i Carabinieri indossarono tale uniforme che si può definire come uniforme da combattimento. Naturalmente i militari dell'Arma indossavano gli alamari sul colletto "alla coreana" dell'uniforme ed erano armati di pistola Bodeo modello 1899 nonchè moschetto mod. 91 anche se in linea usarono anche il modello 91 T.S. (Truppe Speciali) o il fucile da fanteria.
I militari in servizio con incarichi speciali, come ciclisti, arditi, piloti, ecc. adottarono modifiche alle uniformi in linea con la specialità nella quale militavano.
Per i Corazzieri fu prevista una uniforme da reparti a cavallo con alcune modifiche.
Si dovette attendere il 1923 perché ai Carabinieri fosse permesso di ritornare all'uniforme prebellica di colore turchino.
Il testo è un adattamento delle informazioni contenute sul sito www.carabinieri.it e nel volume la Grande Guerra dei Carabinieri.
Il volume è consultabile on line sul sito dell’Arma dei Carabinieri (qui il link) e su quello del Ministero della Difesa (qui)

Episodio 37 bis. La neutralità (1914) e i Carabinieri
L'#Arma dei #Carabinieri Reali fu impegnata nella #GrandeGuerra, che infiammava gran parte dell’Europa dall’estate del #1914, già alcuni mesi prima dell’ingresso dell’Italia nel conflitto armato.
Con la dichiarazione di neutralità del regno d'Italia il 3 agosto 1914 quando le Potenze europee entrarono formalmente in conflitto, si formarono immediatamente due schieramenti: da una parte i neutralisti (composti dai cattolici, socialisti e liberali giolittiani) e dall’altra gli interventisti (nazionalisti, repubblicani, radicali, mazziniani, socialisti riformisti, sindacalisti rivoluzionari, futuristi e avanguardie culturali quali i futuristi e i decandentisti, infine i gentiliani) che per circa 10 mesi si fronteggiarono nelle piazze e nelle arene politiche del nostro Paese.
La frattura tra due posizioni inconciliabili creò una lacerazione molto forte nel tessuto politico. Lo scontro si acuì tanto da dare vita ad una vera e propria lotta politica, portando gli interventisti a creare organizzazioni, associazioni, comitati pro intervento. Queste riuscirono a sostituirsi alle istituzioni tanto da annullare il ruolo del Parlamento a cui subentrarono le piazze infiammate dai discorsi interventisti.
Quale forza dell’ordine, l’Arma fu aspramente impegnata nei servizi a disposizione dell’autorità governativa dopo circa un decennio di attenta politica giolittiana. La tutela dell’ordine pubblico, talvolta gravemente turbato, vide i militari dell'Arma su tutto il territorio nazionale in prima fila nella gestione dei disordini sociali e politici.
Dunque un ruolo difficile per i Carabinieri schiacciati dalla necessità di garantire un ordine pubblico senza direttive chiare del governo Salandra mentre i dieci mesi di neutralità devastarono il dibattito politico e il confronto fuori il Parlamento.
In parallelo, i comandi dell’Arma al confine iniziarono presto un’importante raccolta informativa sui movimenti delle forze austro-ungariche in stretta aderenza alle indicazioni che il vertice dell’Esercito aveva impartito, allo scopo di avere una chiara idea della consistenza dei reparti nemici schierati nella zona delle future operazioni.
In realtà, i Carabinieri costituirono soprattutto uno dei perni di manovra su cui poggiò la grande #mobilitazione avviata dal #Generale Luigi Cadorna fin dal marzo 1915 con il richiamo delle ultime classi di leva (a partire da quella del 1894).
Nel corso del conflitto, i Carabinieri dell’Arma territoriale furono impegnati nella complessa e non facile chiamata alle armi di circa 5 milioni di uomini. Si trattava di costituire un esercito di dimensioni enormi mai mobilitato prima.
Anche in questa attività, l’Arma ebbe un ruolo di abnegazione silenziosa.

Episodio 37. L'avvio della terza stagione
Terminata la seconda stagione con l’episodio 36 (le conclusioni sono state pubblicate con l'episodio 36 bis), abbiamo deciso di iniziare la terza stagione dopo una breve pausa necessaria per organizzare il palinsesto. Con questo episodio introduciamo brevemente la stagione dandovi appuntamento con i contenuti a partire dal prossimo contributo (numero 37 bis della serie ordinaria), con il ruolo dei Carabinieri durante il periodo di neutralità del regno d'Italia tra il 1914 e l'ingresso in guerra.
Tutte le info su linktree! Entrate nella nostra community!

Episodio 36 bis. Considerazioni finali della seconda stagione
Care amiche, cari amici,
con l’episodio numero 36 virtualmente termina la seconda stagione di questa iniziativa avviata nel maggio 2020. In realtà, abbiamo avuto una puntata extra e poi questo episodio. In ogni caso, siamo arrivati a 36 episodi della serie ordinaria integrati da episodi diversi, forse più dinamici, ma questo lo deve dire l'ascoltatore.
Sicuramente dobbiamo dire grazie a tutti voi che ci ascoltate! Poi grazie a Diego Scarabelli, Domenico Di Petrillo, Paolo Formiconi, Maria Gabriella Pasqualini per la disponibilità a conversare con noi e quindi a Matteo Paderi del profilo Instagram regio_esercito con il quale abbiamo realizzato la puntata zero della serie "piccole storie".
Potremmo dire molto di più ma preferiamo rinviarvi al nostro post del blog ospitato sulla piattaforma hypotheses.org. Trovate i link in descrizione.
Se siete appassionati, discendenti di Carabinieri o studiosi e volete collaborare con noi, contattateci e troveremo il modo di realizzare qualche progetto insieme.
Buon ascolto e arrivederci alla terza stagione!

Extra 004. Giornata del Ricordo degli esuli giuliano - istriano - dalmati 8 febbraio 2017 presso la legione allievi Carabinieri
L'episodio speciale extra 004 è stato realizzato con la registrazione dell'incontro tenutosi l'8 febbraio 2017 presso la Legione Allievi Carabinieri a Roma, all'interno della caserma "Capitano MOVM Orlando De Tommaso", in occasione della Giornata del Ricordo degli esuli giuliano - istriano - dalmati (che cade il 10 febbraio di ogni anno, in base alla legge 30 marzo 2004, n. 92).
Sono intervenuti: il generale di Brigata (all'epoca), Alfonso Manzo, comandante della Legione Allievi, il dottor Marino Micich, direttore dell’Archivio del Museo Storico di Fiume, il generale dell'Esercito in congedo Michele Ianne, esule fiumano e membro della Società di Studi fiumani, il tenente colonnello Flavio Carbone (all'epoca) in servizio presso l’Ufficio Storico del Comando Generale e, infine, la professoressa Maria Grazia Tamino, nipote del tenente colonnello MOVC "alla memoria" Antonio Varisco, ucciso dalle Brigate Rosse il 13 luglio 1979, anch’egli esule dalmata.
Nonostante gli interventi successivi nell'editing del file audio la registrazione può apparire talvolta imperfetta. Abbiamo fatto del nostro meglio.
Il generale Manzo interviene al minuto 1 e 20", il dottor Micich al minuto 7 e 10". Dal minuto 37 e 20" è proiettato un filmato divulgativo che dura sino all'ora circa. All'ora, 4 minuti e 30 secondi prende la parola il generale Ianne a cui segue il tenente colonnello Flavio Carbone all'ora, 26 minuti e 20 secondi e quindi interviene la professoressa Tamino all'ora, 58 minuti e 20 secondi.
Infine alle 2 ore e 10 minuti chiude l'incontro il generale Manzo leggendo la motivazione della medaglia d'oro al valor civile concessa "alla memoria" al tenente colonnello Antonio Varisco e quindi si procede a un indirizzo di saluto agli intervenuti.
Le quattro fotografie utilizzate per realizzare la copertina di questo episodio sono state estratte dalla pagina del sito dell'Arma dei Carabinieri che ha ricordato l'evento.
Si ringrazia il fotografo presente nell'occasione.
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Episodio 36. Il primo centenario di fondazione dell'Arma dei Carabinieri (1914)
Non si è parlato sinora di feste o ricorrenze. Questa è una eccezione.
In occasione del primo centenario di fondazione dell’Arma dei Carabinieri Reali si decise di dare un volto solenne ai cento anni di vita dei Carabinieri. Proprio in quei mesi di celebrazione purtroppo le nubi di una tragedia immane si stavano addensando all’orizzonte. Di lì a pochi mesi sarebbe scoppiata la prima Guerra Mondiale.
Ma nel luglio 1914 si pensava ancora ad altro.
I Carabinieri Reali celebravano il loro primo centenario di vita e si rendeva necessario ricordarlo degnamente…
Il comitato dei festeggiamenti, le tre realizzazioni scultoree per l'occasione (a Torino, Roma e Bari), le altre iniziative per il centenario, la cerimonia a Roma e infine il fondo filantropico per i Carabinieri.
Si è trattata di una narrazione forse atipica ma crediamo utile a far comprendere il contesto generale degli avvenimenti.
Come copertina di questo episodio abbiamo scelto un paio di pagine del calendario storico dell’Arma dei Carabinieri del 2014 che rendono bene l’immagine dei Carabinieri nel primo centenario.
Grazie per l’attenzione e... entrate a far parte della nostra community!

Intervista 005. Intervista a Maria Gabriella Pasqualini sui volumi delle missioni all'estero dei Carabinieri
L'intervista numero 5 è dedicata alla presenza dell'Arma all'estero attraverso due volumi apparsi venti anni fa . Parliamo dei testi di Maria Gabriella Pasqualini “Missioni all’estero dei Carabinieri 1855-1935 e 1936-2001”, pubblicati dall’Ente Editoriale per l’Arma dei Carabinieri.
Maria Gabriella Pasqualini è una autrice affermata nel panorama della ricerca scientifica e dell'alta divulgazione e, tra i testi che ha pubblicato, ha potuto spaziare dalla storia a carattere generale a quella dell'Arma per approdare alla storia dell'Intelligence. In quest'ultima si è distinta contribuendo in modo determinante alla riscoperta degli uomini e delle vicende dell'intelligence italiana sin dall'Unità d'Italia.
I due volumi che costituiscono la base della discussione hanno permesso di rappresentare in modo organico e strutturato il ruolo dei Carabinieri all'estero sia al di fuori del territorio metropolitano con la prima presenza in colonia, sia nella partecipazione ai più importanti momenti della storia internazionale attraverso i processi di addestramento, monitoraggio e supporto alla costituzione delle forze di polizia locali nonché partecipando ad altre iniziative di carattere internazionale.
Ringraziamo Maria Gabriella Pasqualini per aver voluto condividere con noi qualche momento e soprattutto le sue riflessioni.
Storia dei Carabinieri si augura di poter accogliere nuovamente in questo podcast la professoressa Pasqualini.
Infine, si rappresenta che, seppure i volumi sono fuori catalogo, tuttavia è possibile consultare entrambi sul sito dell'Arma dei Carabinieri e, in particolare, il volume Missioni all’estero dei Carabinieri 1855-1935 attraverso questo link, mentre Missioni all’estero dei Carabinieri 1936-2001 con quest'altro.
Per tutte le informazioni, potete trovare tutti i nostri contatti, qui.

Episodio 35. La stabilizzazione in Tripolitania e Cirenaica
Nel corso dell’episodio 34 si è parlato della partecipazione e delle difficoltà iniziali che i Carabinieri ebbero nel corso della guerra italo-turca.
In questo episodio tratteremo invece delle fasi immediatamente successive e dell’azione dell’Arma in quei nuovi territori ottenuti da poco. Un primo aspetto d'interesse è la presenza dei reparti territoriali in Tripolitania e in Cirenaica con una robusta presenza proprio in Tripolitania tanto che fu costituita quasi immediatamente la divisione Carabinieri Reali di Tripoli (la divisione aveva competenza territoriale su di una provincia). Più limitata invece fu l'organizzazione in Cirenaica. Un aspetto molto interessante è invece dato dal successo della campagna di reclutamento e formazione degli allievi Zaptié libici che ebbe risultati ben al di sopra delle aspettative.
Un altra questione d'interesse sono alcuni dati statistici relativi all'attività operativa condotta dai Carabinieri in quei primi tempi di occupazione ma soprattutto alla ricerca di una stabilizzazione del territorio che consentisse il ritorno ad una vita per quanto possibile regolare, grazie anche alla ripresa delle attività agricole e manifatturiere.
Il contributo dell'Arma dei Carabinieri fu riconosciuto attraverso la concessione di una ricompensa. Con regio decreto 19 gennaio 1913, fu attribuita la medaglia d’argento al valor militare alla bandiera dell’Arma con la seguente motivazione: “Per i segnalati servizi resi dall’Arma nella campagna di guerra in Libia 1911 - 1912”.
Per approfondire segnaliamo un articolo apparso sulla rivista “Storia Militare” a firma di Davide Fusco e Flavio Carbone, I carabinieri nella guerra italo-turca, Storia Militare n. 233 del febbraio 2013.
L'immagine dell'episodio è tratta da commons di wikimedia e rappresenta il combattimento di Bir-Nemua del gennaio 1915.

Intervista 004. Intervista a Paolo Formiconi sul libro gli Italiani in Siberia
Grazie alla disponibilità dell'autore, Paolo Formiconi, l'episodio è dedicato al volume “Missione in Siberia. I soldati italiani in Russia 1915-1920”.
Storia dei Carabinieri ha già inserito nella programmazione "laterale" altre interviste: la prima al generale Vincenzo Pezzolet sulle uniformi dei Carabinieri del regno di Sardegna, poi al dottor Diego Scarabelli sui Carabinieri e il contrasto alla mafia quindi siamo giunti all’intervista con Domenico di Petrillo, ufficiale dei Carabinieri in congedo e autore di un libro prezioso dedicato alla lotta contro il terrorismo negli anni caldi del contrasto all’eversione.
Con Paolo Formiconi ci spostiamo nel campo più militare. In questo volume, l'attenzione è dedicata al ruolo ufficiale e ufficioso di un personaggio incredibile della storia dell'Arma dei Carabinieri; si tratta del maggiore Cosma Manera.
Manera, ufficiale dei Carabinieri esperto con anni di esperienza in colonia e all'estero, divenne presto una figura leggendaria per i Carabinieri prima e per gli irrendenti dopo nel corso di cinque lunghi anni durante i quali ebbe un ruolo fondamentale nel rintracciare i cittadini italiani dell'Impero austro-ungarico delle province irredente catturati dai russi e tenuti prigionieri di guerra o sottratti alla prigionia e impiegati in lavori presso fabbriche o fattorie.
Formiconi ricostruisce pazientemente tutte le vicende che si sviluppano in cinque anni sino a quando gli ultimi italiani rientrano da Vladivostok ben dopo il termine della prima Guerra Mondiale.
Per approfondire si rinvia al volume sfogliabile on line a questo link.
Per richiedere una copia cartacea (qualora ancora disponibile), scrivere a quinto.segrstorico@smd.difesa.it.
Buon ascolto!

Episodio 34. I Carabinieri nella campagna italo-turca (1911-12)
La Guerra Italo-turca ha visto contrapposti due Stati, il Regno d’Italia in cerca di un riconoscimento per il suo status di potenza media e l’Impero Ottomano che già stava vivendo la crisi connessa agli eventi bellici dell’area balcanica.
In tale contesto si inserisce la presenza dei Carabinieri Reali che partecipano alle operazioni belliche direttamente ed indirettamente, sia come polizia militare, sia come organismo di tutela dell’ordine e la sicurezza pubblica.
Quali erano i compiti dei Carabinieri Reali delle sezioni? “servizio di polizia generale, servizio di salvaguardia; servizio di scorta, di guida e di guardia presso gli stati maggiori, servizio di corriere postale, incarichi e missioni speciali di fiducia. Tutti i servizi, eccettuato quello di corriere, venivano disimpegnati dai Carabinieri delle sezioni assegnate agli stati maggiori delle grandi unità”.
Per quanto riguardava gli incarichi e missioni speciali, si poteva pensare ad attività che “per lo più riguardavano la ricerca di guide, di emissari, la raccolta di informazioni, il sequestro di persone o di cose, la sorveglianza speciale di individui sospetti”.
I Carabinieri si distinsero dunque sia nelle operazioni belliche vere e proprie sia in quelle di forza dell'ordine in una situazione sociale, politica e amministrativa molto complessa, dimostrando capacità non comuni nel garantire un servizio di pubblica sicurezza mentre la battaglia infuriava a pochi chilometri di distanza.
L’esperienza operativa dei Carabinieri in Libia mise in evidenza la necessità di aggiornare, proprio sulla base della condotta reale delle operazioni, il manuale dedicato al servizio di polizia militare. Inoltre, fu chiaro che polizia militare e polizia ordinaria nelle zone di guerra erano attività praticamente contingenti e che richiedevano uomini pronti a gestire situazioni molto fluide. Craveri prima e Caprini poi dimostrarono che ufficiali, sottufficiali e Carabinieri erano in grado di poter sopportare sia le fatiche di guerra, sia la difficile fase di ricostruzione immediatamente successiva al termine delle operazioni militari.

Intervista 003. Intervista a Domenico Di Petrillo, autore de "Il lungo assedio"
Con l'intervista 003 continua il modello adottato di conversazione con eminenti studiosi o autori di volumi direttamente o indirettamente riconducibili alla Storia dei Carabinieri. In questo episodio l'attenzione è dedicata al volume "Il lungo assedio. La lotta al terrorismo nel diario operativo della Sezione speciale anticrimine Carabinieri di Roma" edito da Melampo Editore nel 2018.
Il volume, lo ricorda il sottotitolo, ripercorre le vicende di un reparto davvero speciale voluto dal generale Carlo Alberto Dalla Chiesa per contrastare il terrorismo a Roma e nell'area laziale. Le attività furono piuttosto complesse per contrastare il terrorismo rosso e durarono alcuni anni, sebbene la Sezione si dedicò anche a quello nero o a quello internazionale che negli anni Ottanta aveva fatto dell'Italia una sua base.
L'autore, Domenico Di Petrillo, spiega e chiarisce alcuni aspetti già trattati nel volume ma la sua capacità espositiva e la sua chiarezza aiutano a comprendere come un piccolo gruppo di Carabinieri, di gradi, origini e esperienze diverse seppe amalgamarsi e creare una nuova modalità di contrasto al fenomeno terroristico che sino a quel momento le forze dell'ordine non erano riuscite ad elaborare.
Abbiamo deciso di pubblicare l’episodio in occasione della ricorrenza di un avvenimento che ha segnato l’Arma in quegli anni e in particolare l’assassinio da parte di terroristi rossi del generale di brigata Enrico Riziero Galvaligi, avvenuto a Roma il 31 dicembre 1980.
Per leggere il volume qui il " target="_blank">link.
Con l'augurio di buon ascolto e lettura (per chi vorrà approfondire).

Episodio 33. La Scuola Allievi Ufficiali Carabinieri Reali (1907-1926)
La fondazione della Scuola allievi ufficiali Carabinieri Reali si inserisce appieno nel periodo giolittiano, caratterizzato da una diversa gestione dell’ordine pubblico e da una azione politica e sociale verso una composizione dello scontro sociale tra le parti, che si era verificato soprattutto nel settentrione d’Italia industrializzato.
Tale iniziativa si sviluppa attraverso i primi anni del Novecento grazie a Giovanni Giolitti e poi continua nel corso della prima Guerra Mondiale per chiudersi nel momento in cui il potere è saldamente nella mani della dittatura mussoliniana delle “leggi fascistissime” spostando la formazione dei futuri ufficiali all'interno dell'Accademia militare di Modena.
Per approfondimento consigliamo:
- Flavio Carbone, La formazione e il reclutamento degli ufficiali dei Carabinieri Reali (1883-1926), Rubbettino Editore, 2013, acquistabile attraverso questo " target="_blank">link.

Episodio 32. La banda della legione allievi e il maestro Luigi Cajoli
Il tema dell’episodio di oggi è dedicato alla banda della legione allievi e il maestro Cajoli.
Si parla spesso della banda dell’Arma come di un Italian brand conosciuto in tutto il mondo e per questo elemento caratterizzante del legame dell’Arma dei Carabinieri con i cittadini e del nostro Paese. La storia della banda è una storia lunga che nasce da molto lontano. In questo epidosio parleremo della musica della legione allievi carabinieri reali e di un maestro, Luigi Cajoli, a nostro giudizio messo un pò in secondo piano ma elemento chiave di comprensione del grande successo musicale dei Carabinieri.
Ecco dunque un assaggio della storia della banda dell’Arma dei Carabinieri.
Dal 1887 Cajoli entra a far parte delle formazioni musicali dell’Arma dei Carabinieri Reali. Con lui la Banda della legione Allievi Carabinieri Reali effettua le prime registrazioni di cui è conservata memoria attraverso rari dischi custoditi presso la Direzione dei Beni Storici e Documentali.
In particolare, emerge la preparazione tecnica e musicale di Cajoli che porta la formazione a crescere nell’esecuzione di nuovi e più complessi pezzi al punto da ricevere il compito di:
- rappresentare l’Italia all’estero durante il primo Conflitto Mondiale con una serie di tournee internazionali;
- ottenere che sia denominata ufficialmente Banda dell’Arma dei Carabinieri Reali;
- cedere la bacchetta di maestro direttore della Banda a un altro importante direttore Luigi Cirenei.
C’era stato dunque bisogno di un grande maestro ma, come sappiamo tutti, è solo con l’armonia e la pulizia di esecuzione che un complesso musicale ottiene la consacrazione massima. Ancora una volta si trattava di un lavoro di squadra eseguito brillantemente da Carabinieri particolari, degli specialisti della Musica oramai non più musicanti ma Musicisti.
Questa volta come approfondimento, vi indirizziamo ad un lavoro fuori catalogo che oramai si può rinvenire sul sito dell’Arma dei Carabinieri e su quello della Difesa:
Si tratta del volume intitolato:
La Musica e l’Arma curato da Flavio Carbone, Ministero della Difesa - Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri - Ufficio Storico, Roma, 2017.il volume è fuori catalogo ma si può comunque consultare sia sul sito dell'Arma, sial sul sito della Difesa nell'area storica dedicata all'editoria.

Extra 003. Il Podgora di Antonio Vannugli e del Reggimento Carabinieri Reali mobilitato
Il 22 marzo 2018, a margine della mostra "La Grande Guerra dei Carabinieri" svoltasi tra dicembre 2017 e marzo 2018, si è tenuta una tavola rotonda intitolata "Il Podgora di Antonio Vannugli e del Reggimento Carabinieri Mobilitato" a cui hanno preso parte come relatori il Gen. B (c.a.) Vincenzo Pezzolet e la Professoressa Assunta Trova dell'Università degli Studi di Sassari moderati dal Tenente Colonnello Flavio Carbone.
L'evento è stato introdotto e concluso dal colonnello Alessandro Della Nebbia, all'epoca direttore in s.v. del Museo Storico dell'Arma dei Carabinieri e Capo Ufficio dell'Ufficio Storico del Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri. Hanno preso la parola l'Appuntato Scelto Fabrizio Di Clemente, esperto fotografo specializzato in fotografia analogica e militare in servizio al Museo e la Dottoressa Barbara Pavarotti, discendente del Colonnello Antonio Vannugli che ha portato le narrazioni e i ricordi che la famiglia ha tramandato a proposito di Vannugli.
Nel corso della tavola rotonda si è parlato sia del ruolo di Vannugli e dei Carabinieri del Reggimento mobilitato il 19 luglio 1915 all'assalto di quota 240 del Monte Podgora ma anche del ruolo dell'ufficiale dopo l'esperienza in prima linea, facendo scoprire aspetti della vita militare degli ufficiali dei Carabinieri nel primo Conflitto Mondiale completamente dimenticati.
Ci scusiamo per le difficoltà di ascolto (si suggerisce di ascoltare gli interventi con un paio di cuffie o auricolari possibilmente in luogo chiuso e senza rumori di fondo). Purtroppo, nonostante alcuni interventi in post-produzione per migliorare l'ascolto, la registrazione di base non è ottimale a causa della pessima acustica del salone d'onore del Museo.
Alcuni passaggi della tavola rotonda hanno poi trovato spazio nel volume La Grande Guerra dei Carabinieri che sfogliabile sia sul sito dell'Arma, sia nell'area storica del sito del Ministero della Difesa.
Nell'augurare buon ascolto, noi del progetto Storia dei Carabinieri rimaniamo a disposizione per collaborazioni e iniziative comuni.
Vi invitiamo a seguirci sulle piattaforme social che preferite attraverso questo link.

Episodio 31. Alcune missioni all'estero di inizio Novecento (Cina e Cile)
L'episodio 31 ci porta lontano nella geografia di altri continenti e in particolare nella Cina della rivolta dei Boxer e nell’America Latina del Cile.
In questi due Paesi con l’inizio del Ventesimo secolo si è instaurata la presenza dei Carabinieri ma, come vedremo a breve, per motivi e per tempi diversi.
I Carabinieri partecipano al corpo di spedizione internazionale con un drappello inviato con le funzioni di polizia militare che, appena giunto a Pechino, si occupa di garantire la sicurezza della legazione e la scorta e tutela delle più alte personalità italiane presenti raccogliendo apprezzamenti e stima. Al momento dell'evacuazione del contingente italiano nel 1903, si costituisce anche un distaccamento a Tien-Tsin località ove era stata assegnata una concessione al regno d'Italia. Così i Carabinieri si ritrovano almeno sino al 1914.
In Cile, due marescialli maggiori, Torquato Cremonesi e Felice Riva dal 1909 al 1911 impegnarono il ruolo, con il grado di Alferez, di istruttori per il Cuerpo de Carabinieros de l'Ejercito trasferendo saperi e competenze ai colleghi cileni che avevano assunto da poco quella denominazione. I due militari italiani assolsero compiti di addestramento, monitoraggio e mentoring dei colleghi latinoamericani.
Al termine della missione, Cremonesi e Riva ricevettero la croce al merito militare, l'onorificenza militare esistente all'epoca.
Se guardiamo alle due esperienze estere possiamo considerare alcuni aspetti: il primo il compito di polizia militare al seguito del contingente italiano inviato in Cina si trasforma quasi subito in quella di forza dell’ordine a statuto militare che gestire e cura l’ordine e la sicurezza pubblica; il secondo aspetto è legato al ruolo di addestramento, mentoring e monitoraggio delle forze di polizia locale quando richiesto dai propri governi come nel caso del Cile. In entrambi i casi emerge una capacità di gestire situazioni nuove e raggiungere risultati apprezzabili.
Il caso della Cina poi consente di sottolineare come questo rappresenti una delle prime situazioni di impiego dei Carabinieri al servizio del ministero degli Affari Esteri, per la vigilanza e la sicurezza della legazione a Pechino e la concessione a Tien-Tsin come poi avrebbero fatto altri colleghi molti anni dopo attraverso il Comando Carabinieri Ministero Affari Esteri istituito il 15 settembre 1979 del quale è stato celebrato pochi anni fa il quarantennale.
Come approfondimento, vi indirizziamo ad un lavoro fuori catalogo che oramai si può rinvenire sul sito dell’Arma dei Carabinieri. Si tratta di uno dei due volumi sulla presenza all’estero dell’Arma dei Carabinieri pubblicati da Maria Gabriella Pasqualini:
Le missioni all'estero dei Carabinieri 1855-1935, Ente Editoriale Arma dei Carabinieri, Roma, 2001.
Oggi il volume è consultabile sul sito dei Carabinieri.

Episodio 30. I Carabinieri sull'Isola di Creta (1897-1906)
Il tema dell’episodio numero trenta è Il ruolo dei Carabinieri sull’isola di Creta (1897-1906)
Questa storia oggi ci porta su una delle isole più grandi del Mar Mediterraneo, l’Isola di Creta. In questa isola, a seguito di un conflitto interetnico tra la popolazione locale di origine greca e di fede cristiano ortodossa e la popolazione di origine turca e di fede musulmana fu necessario organizzare una forza di polizia locale, la Gendarmeria Cretese e, per realizzare tale progetto, fu attribuito proprio ai Carabinieri italiani l’onere e l’onore. Così dal 1897 al 1906, furono i Carabinieri che addestrarono, formarono, monitorarono e quindi consigliarono la Gendarmeria cretese passando poi il testimone ad alcuni ufficiali greci a cui fu così possibile portare avanti la missione.
L’opera dell’Arma dei Carabinieri Reali fu molto efficace tanto da costituire un corpo di élite che rimase in servizio anche nei momenti più difficili quando le tensioni sull’isola si acuirono.
Come approfondimento, vi indirizziamo ad un lavoro fuori catalogo che oramai si può rinvenire sul sito dell’Arma dei Carabinieri.
Si tratta di uno dei due volumi sulla presenza all’estero dell’Arma dei Carabinieri pubblicati da Maria Gabriella Pasqualini:
Le missioni all'estero dei Carabinieri 1855-1935, Ente Editoriale Arma dei Carabinieri, Roma, 2001.Oggi il volume è consultabile sul sito dei Carabinieri.

Extra 002. Museo, Bandiera e 4 Novembre
L'episodio #extra è costituito dalla registrazione operata da Flavio Carbone dell'incontro tenutosi il 3 novembre 2016 presso il #MuseoStorico dell'Arma dei #Carabinieri e che aveva come oggetto. Il "4 novembre e il tricolore". L'incontro, al di là di quanto riportato sulla locandina, è stato co-gestito dal dottor #EmanueleMartinez e dal tenente colonnello #FlavioCarbone, rispettivamente all'epoca del Museo Centrale del Risorgimento Italiano di Roma e dell'Ufficio Storico del Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri.
La registrazione è stata effettuata in #presadiretta e nonostante gli interventi in post-produzione il suono non è perfetto. Ci scusiamo per l'inconveniente.
Sul tema della bandiera dell'Arma dei Carabinieri, si segnala un articolo realizzato dal colonnello #MassimilianoSole per il Notiziario Storico dell'Arma dei Carabinieri (disponibile gratuitamente on-line) e dedicato alla cerimonia di consegna del vessillo.
Buon ascolto!

Episodio 29. Il quinterno di scritturazione: la formazione permanente
Il quinterno di scritturazione ha rappresentato un elemento di formazione permanente per generazioni di Carabinieri. Si trattava in buona sostanza di far migliorare i Carabinieri, ma anche gli appuntati e i vicebrigadieri, nelle loro capacità di scrittura in una società che era ancora profondamente analfabeta. In questo senso il quinternetto di scritturazione costituì un elemento di crescita professionale e culturale e permise a tanti Carabinieri di poter accedere alla carriera da sottufficiale e in qualche caso a quella da ufficiale con un sensibile miglioramento economico e di riconoscimento sociale.
Il quinterno fu abolito solamente dopo la seconda Guerra Mondiale grazie a una massiccia alfabetizzazione della società che rese tale piccolo e semplice strumento superfluo.
Buon ascolto!

Piccole storie 001. Una piccola storia. Il Carabiniere Giovanni Paderni
Con "una piccola storia. Il Carabiniere Giovanni Paderni", Storia dei Carabinieri avvia un nuovo piccolo progetto dedicato alla narrazione di vicende che hanno visto protagonisti i Carabinieri, quelli più modesti, quelli che appartenevano alla bassa forza, quelli del servizio diuturno senza troppe pretese.
Giovanni Paderni svolse il suo servizio di leva nell'Arma dei Carabinieri Reali dal 1894 al 1899 quando al termine del suo servizio fece ritorno a casa, nella sua #Bornato, ora frazione del comune di #CazzagoSanMartino, in provincia di #Brescia. Grazie ai ricordi di famiglia è possibile ricostruire qualche vicenda meno nota e, a nostro giudizio, interessante del ruolo di questo militare dell'Arma dell'epoca.
L'episodio è realizzato in collaborazione con Matteo Paderni, discendente diretto del #Carabiniere e responsabile del profilo Instagram regio_esercito, che ringraziamo sentitamente per la sua adesione all'iniziativa e collaborazione al progetto.
Ne approfittiamo per segnalare il suo profilo Instagram (e anche il nostro) certi che chi ascolta questo #episodio del nostro #podcast possa diventare suo follower sul social network fotografico per eccellenza.
Se avete avuto parenti nell'Arma dei Carabinieri e volete condividere con noi le storie di famiglia potete contattarci direttamente dove preferite, qui i contatti.
Buon ascolto!

Episodio 28. Il Galateo del Carabinieri di Gian Carlo Grossardi
In questo episodio sono presentati Gian Carlo Grossardi e la sua opera più famosa, il Galateo del Carabiniere. Il volume fu pubblicato nel 1879 dall’editore Candeletti a Torino, allorquando vi svolgeva servizio quale aiutante maggiore presso la legione allievi Carabinieri.
Si tratta di un opera che ebbe un discreto successo iniziale e che poi fu presente a lungo nelle caserme dell'Arma. Dopo circa un secolo essa fu ristampata dal Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri.
Più recentemente, Storia dei Carabinieri ha realizzato il progetto di lettura dell'intero libro ora reperibile sia sul nostro canale YouTube, sia nel video del profilo Instagram.

Extra 001. La commemorazione del 7 ottobre 1943 al Museo Storico dell'Arma (4 ottobre 2016)
L'episodio #extra 001 è stato realizzato grazie alla registrazione audio della commemorazione del 7 ottobre 1943 (la cattura dei Carabinieri a Roma da parte dei tedeschi) tenutasi presso il Museo Storico dell'Arma dei Carabinieri il 4 ottobre 2016.
La registrazione integrale è stata fatta dal vivo senza intervenire con riduzioni e tagli.
Dopo una presentazione da parte del colonnello Alessandro Della Nebbia, all'epoca Capo Ufficio Storico del Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri, la parola è stata ceduta al Generale (r) Vincenzo Pezzolet, uno dei più importanti storici dei Carabinieri e poi alla professoressa Annamaria Casavola, autrice di un volume intitolato 7 ottobre 1943. La deportazione dei Carabinieri nei lager nazisti fuori catalogo e di una nuova edizione Carabinieri tra resistenza e deportazione. 7 ottobre 1943 - 4 agosto 1944.
Hanno poi preso la parola dall'uditorio il generale (r) Goffredo Mencagli, il generale (c.a.) Cesare Vitale, compianto presidente dell'ONAOMAC scomparso nell'aprile 2021 e il professor Fabio Barbaro dell'Associazione Nazionale Volontari e Reduci Garibaldini di Roma.
La conclusione dell'intervento è stata lasciata al colonnello Della Nebbia

Episodio 27. I regolamenti degli anni Novanta
Il tema dell’episodio sono i regolamenti degli anni 90 (l'Istruzione per la tenuta degli uffici e del carteggio e il Regolamento d’istruzione e di servizio).
l 2022 rappresenta un anno particolare per la storia dei Carabinieri. Si può celebrare il secondo centenario di pubblicazione del regolamento generale del corpo dei Carabinieri Reali 1822.
In questo senso ci è parso utile dedicare un intero episodio a tracciare il percorso del regolamento del 1822 sino alla mutazione nel 1892. Tale narrazione non poteva esonerarci dal trattare anche l'istruzione per la tenuta degli uffici e del carteggio, che rappresenta il primo tentativo di organizzare in modo unitario e organico tutta la gestione documentaria all'interno dell'Arma dei Carabinieri Reali.
Per un approfondimento si rinvia a Flavio Carbone, Tra carte e caserme: Gli archivi dei Carabinieri Reali (1861-1946), Roma, Stato Maggiore della Difesa, 2016, pp. 725, ISBN 9788898185290. Il testo oramai esaurito si può scaricare in formato adobe acrobat dal sito della difesa, area storica, cercando il testo nella libreria consultabile.
Alla prossima!

Episodio 26. Controllo della circolazione stradale
Questo episodio offre la possibilità di avere una idea piuttosto generale sulle attività di controllo della circolazione stradale dall'Unità d'Italia alla seconda Guerra Mondiale. Non c’è alcuna pretesa di fare una narrazione puntuale, non basterebbero due tomi.
Per quello che può essere il contributo di questo progetto, ci è parso utile far conoscere il ruolo dei Carabinieri nel controllo dei movimenti delle persone e delle merci. Una piccola panoramica senza alcuna ambizione di completezza ma qualcosa per dare un’idea.
Per approfondire si rinvia a Flavio Carbone:
La stampa per l’Arma in età umbertina. “Il Carabiniere. Giornale settimanale illustrato”, in Nicola Labanca (a cura di), " target="_blank">Fogli in uniforme. La stampa per i militari nell’Italia liberale, Milano, Unicopli, 2016, pp. 105-151. “Controllo del traffico o delle persone? Le forze dell’ordine italiane e le vie di comunicazione tra Otto e Novecento” in Livio Antonielli (a cura di), " target="_blank">La polizia nelle strade e nelle acque navigabili: dalla sicurezza alla regolazione del traffico – Convegno internazionale di studi, Abbiategrasso, 27-29 novembre 2014, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2018, pp. 347-376.Vi aspettiamo sui nostri social https://linktr.ee/storiadeicarabinieri

Episodio 25. le calamità naturali di fine secolo
Nel corso della seconda metà del XIX secolo e soprattutto dopo l'Unità d'Italia i Carabinieri si resero protagonisti di numerosi atti di coraggio e di valore civile strettamente connessi alle operazioni di soccorso in occasione di pubbliche e private calamità, naturali o causate dall'uomo. In questo senso, va riconosciuto che furono tanti i militari dell'Arma che ricevettero riconoscimenti per quanto fatto rischiando la vita per salvare quella dei cittadini in difficoltà.
Questo è un piccolo contributo a quanto fatto.
Credits per l'immagine: wikimedia commons, Comerio,_Luca_(1878-1940)_-_Rovine_dopo_il_terremoto_di_Messina_(dicembre_1908)
Comerio,_Luca_(1878-1940)_-_Rovine_dopo_il_terremoto_di_Messina_(dicembre_1908)

Episodio 24. La scuola per marescialli d'alloggio aspiranti al grado di sottotenente (1883-1907)
Tra il 1883 e il 1907, presso la legione allievi Carabinieri Reali fu avviato un progetto formativo particolarmente interessante dedicato alla preparazione dei marescialli d'alloggio che erano ritenuti idonei al grado superiore dai loro comandanti di legione: la scuola per marescialli d’alloggio aspiranti al grado di sottotenente. I sottufficiali frequentavano un corso di circa 4 mesi al termine del quale avrebbero dovuto sostenere un esame di idoneità che corrispondeva anche, tutto sommato, a una valutazione di avanzamento al grado superiore, alle sospirate spalline da sottotenente. In questo modo, i neopromossi ufficiali avrebbero potuto raggiungere senza troppe difficoltà il grado di capitano e ciò rappresentava una caratteristica importante che ha sempre contraddistinto i Carabinieri rispetto la restante parte dell'Esercito.
L'esperienza cessò nel 1907, con l'istituzione della "Scuola Allievi Ufficiali dei Carabinieri Reali", un istituto di prim'ordine che mirava a dare una formazione a livello universitario.
Per approfondire, si consiglia il volume di Flavio Carbone, Gli ufficiali dei carabinieri reali tra reclutamento e formazione (1883-1926), Soveria Mannelli, Rubbettino, 2013, reperibile sullo store della casa editrice o su " target="_blank">Amazon.
Vi aspettiamo sul nostro canale Telegram!

Recensione 01. La forza di una nazione. I Carabinieri caduti nella guerra della Repubblica contro la mafia, di Antonio Cioccoloni
Il volume "La forza di una nazione. I Carabinieri caduti nella guerra della Repubblica contro la mafia" vuole rappresentare un contributo alla memoria dell'impegno dei Carabinieri in una lotta lunga e sanguinosa dove il prezzo pagato dai militari dell'Arma fu spesso molto alto. Antonio Cioccoloni, Carabiniere con esperienza acquisita in diversi contesti professionali, presenta sinteticamente alcuni episodi tra i più significativi, segnalando il valore offerto dai militari con la bandoliera e i riconoscimenti che alcuni di questi ricevettero per il coraggio e il sacrificio. Integrano il volume un interessante studio di Paolo Gaspari su Ugo Luca e in particolare sulla sua azione di contrasto al fenomeno mafioso e un elenco dei Carabinieri caduti dal 1946 al 2018 lottando contro la piovra.
Il volume è acquistabile direttamente dal sito di Gaspari Editore, oppure ordinandolo su Amazon, ">qui.

Episodio 23. La stampa per l'Arma dopo l'Unità d'Italia
Come nasce l'editoria rivolta ai militari dell'Arma dei Carabinieri, quali gli scopi, che bacino di utenza? Queste e altre domande ricevono altrettante risposte nell'episodio 23 dedicato alla stampa specializzata a favore dei Carabinieri che sembra prendere piede soprattutto tra il decennio 1870 e quello successivo per declinare rapidamente con il nuovo secolo.
L'episodio focalizza l'attenzione sulla rivista più famosa "Il Carabiniere", ma ricorda anche le altre "consorelle" che si sono disputate il difficile terreno della promozione sociale che molti Carabinieri sono riusciti a ricevere attraverso lo studio e l'apprendimento di quelle nozioni che proprio le riviste di settore cercarono di fornire in quegli anni. Non mancarono problemi e frizioni ma questi non riuscirono a frenare quella crescita professionale e culturale che i semplici militari dell'Arma perseguirono spesso con forte determinazione.
L'episodio è liberamente tratto dal contributo pubblicato da Flavio Carbone, La stampa per l’Arma in età umbertina. “Il Carabiniere. Giornale settimanale illustrato”, apparso nel volume curato da Nicola Labanca, Fogli in uniforme. La stampa per i militari nell’Italia liberale, Milano, Unicopli, 2016, 273 pagine. Il volume si può acquistare anche su Amazon (qui).

Episodio 22. Assab la prima stazione d'Africa
Con Assab, la prima stazione d'Africa, si narrano le vicende degli uomini che istituirono il primo presidio dell'Arma dei Carabinieri Reali in terra d'Africa, la stazione Carabinieri del piccolo possedimento nel Corno d'Africa. La ricerca ha permesso di far emergere alcune informazioni sui militari selezionati, sugli equipaggiamenti e su alcune tipicità del servizio d'istituto che i Carabinieri svolsero in quel pezzetto di terra così lontano dalla madrepatria. La storia dei Carabinieri segue le vicende della storia d’Italia. Spesso è una piccola storia, di quelle che si sviluppano a livello locale, poco conosciute e che si dimenticano rapidamente. Altre volte i Carabinieri partecipano alla storia nazionale quella che poi entra di diritto nei libri di storia delle scuole dell’obbligo. In questo caso, a parte alcuni interventi di tipo giornalistico, poco si sapeva degli uomini e del servizio svolto. Informazioni reperite nel corso della ricerca condotta in alcuni archivi.
Oggi si viaggia verso l'Africa!

Recensione 00. Le avventure del Carabiniere Ugo Luca, di Paolo Gaspari
Con il volume di Paolo Gaspari intitolato Le avventure del Carabiniere Ugo Luca, Udine, Gaspari Editore, 2021, 509 pp. si sperimenta un format con cui recensire testi che sono collegati, direttamente o indirettamente, alla storia dei Carabinieri. Abbiamo deciso di iniziare con un soggetto particolare, la vita del generale Ugo Luca, narrata attentamente da Paolo Gaspari in questo volume di 509 pagine.
Per acquistare il volume su Amazon è sufficiente cliccare su questo ">link.
Per l'acquisto sul sito dell'editore, qui.
Se invece volete ordinarlo in libreria, vi consigliamo la Libreria Militare.
Qualora siate interessati anche all'altro volume di cui si parla nella recensione, lo potete acquistare su Amazon attraverso questo ">link.

Episodio 21. Una riforma durata 12 anni. L'Arma sul territorio 1868 - 1880
L’episodio affronta una riforma poco nota che fu introdotta nell’Arma con un primo intervento nel 1868 ma che vide il suo periodo più strutturato tra il 1870 e il 1880, con l'eliminazione dei comandi tradizionali dei Carabinieri (divisioni, compagnie e luogotenenze) sostituiti da nuovi titoli (provincie, circondari e sezioni) e continue modifiche territoriali per le legioni con periodiche soppressioni e ricostituzioni di queste. Tale fenomento durò circa 12 anno quando infine si decise di ritornare all’organizzazione territoriale precedente, dimostrando il fallimento del tentativo che era stato condotto in quegli anni.

Intervista 002. Intervista a Diego Scarabelli. La mafia nel rapporto giudiziario del Maresciallo Paolo Bordonaro.
Storia dei Carabinieri ha incontrato Diego Scarabelli, studioso della storia della #mafia, autore prolifico di volumi e saggi sulla storia della mafia dall'Unità d'Italia sino ai giorni nostri, con il quale si è parlato dell'azione di contrasto che i #Carabinieri misero in atto contro questa particolare criminalità organizzata e, nello specifico, attraverso il rapporto giudiziario steso dal #maresciallo dell'Arma Paolo Bordonaro che, alla fine degli anni Venti, fa un quadro molto preciso e chiaro dell'organizzazione criminale e che Scarabelli ha saputo rendere al pubblico attraverso il volume "Lotta alla mafia siciliana" pubblicato qualche anno fa al quale hanno fatto seguito altri studi di livello:
- Il sistema, la prima cooperazione tra stato e mafia 1866-1875 (potete acquistarlo ">qui);
- Mafia, cavalleria del delitto (su ">Amazon);
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Buon ascolto!

Episodio 20. Il contrasto al Brigantaggio meridionale
L'episodio introduce brevemente la situazione politica del decennio 1861-1870 nel corso del quale si combatté e debellò il Brigantaggio meridionale per poi tratteggiare il servizio svolto dai Carabinieri. In particolare e a titolo di esempio, è ricordato l'episodio del Carabinieri Macchi caduto nella lotta al fenomeno eversivo. Tra tutti i militari della giovanissima Arma dei Carabinieri Reali si distinse Chiaffredo Bergia, venuto da una famiglia molto povera di Paesana, un paesino nel cuneese, e diventato Carabinieri all'atto del servizio di leva. Egli percorse una carriera molto ricca di riconoscimenti grazie alle capacità e alle doti che adoperò per sconfiggere il brigantaggio in Abruzzo, ottenendo risultati di tutto rispetto che gli portarono la croce dell'ordine militare di Savoia, la medaglia d'oro al valor militare e tante altre ricompense.

Episodio 19 bis. I Carabinieri tra le difficoltà dell'unificazione italiana
Quali furono i problemi di carattere generale che i Carabinieri furono costretti ad affrontare durante un periodo così complesso come l'unificazione nazionale. Continue modifiche normative, introduzione di nuove leggi in materia di organizzazione dello Stato e delle principali materie di interesse tra cui la legge di pubblica sicurezza. Coscrizione obbligatoria. Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale. Insomma, si trattò di un periodo molto complesso che mise in seria difficoltà l'organizzazione e i singoli Carabinieri.
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Ep. 19 Promo della seconda stagione
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Ep. 18 bis Conclusioni della prima stagione (1814-1861)

Ep. 18. 24 gennaio 1861. Nasce l'Arma dei Carabinieri Reali

Ep. 17. i Carabinieri tra la spedizione dei Mille e l'Unita' d'Italia

Ep. 16. La seconda Guerra d'Indipendenza e l'allargamento del regno

Ep. 15. I Carabinieri nella Campagna di Crimea
Il ruolo dei Carabinieri nel corso della Campagna di Crimea.

Ep. 14. La carica di Pastrengo 30 aprile 1848

Ep. 13. I Carabinieri nella prima Guerra di Indipendenza

Ep. 12. Il contrasto alla criminalita diffusa. Il caso Delpero

Ep.11 L'organizzazione e le funzioni dei Carabinieri nel Regno di Sardegna

Ep. 10. Il reggimento cavalleggeri di Sardegna 1833-1853

Intervista 001. Intervista a Vincenzo Pezzolet, le uniformi dei Carabinieri nel Regno di Sardegna

Ep.9 I tentativi insurrezionali in Savoia 1830-1834. Giovan Battista Scapaccino MOVM

Ep8. Le uniformi sotto Carlo Alberto (1831-1848)

Ep.7 I Carabinieri Reali in Sardegna e i loro antenati 1726-1832

Ep.6 Il Regolamento Generale del Corpo dei Carabinieri Reali (1822)

Ep.5 i moti del 1821 e le conseguenze per i Carabinieri

Ep.4. Alcune curiosita nei primi anni di vita

Ep.3 la prima uniforme

Ep.2 Grenoble e le disposizioni normative del 1816
